Scienze

Il mondo ha perso l'etologa Jane Goodall

Famosa per la sua lotta contro l'estinzione degli scimpanzè, ha sfruttato la sua fama per sensibilizzare sui pericoli della distruzione ambientale

Jane Goodall
(Keystone)
1 ottobre 2025
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Addio a Jane Goodall, la donna che parlava alle scimmie: la celebre etologa britannica è morta a 91 anni in California mentre era impegnata in un giro di conferenze. Diventata la massima esperta mondiale di scimpanzé dopo decenni di studi condotti nel Gombe Stream National Park in Tanzania, con le sue scoperte Goodall “ha rivoluzionato la scienza”, ha scritto la sua fondazione ricordandone il ruolo di “instancabile sostenitrice della protezione e del ripristino del nostro mondo naturale”.

Nata a Hamsptead nel 1934 da una mamma romanziera e un papà ingegnere con la passione delle auto da corsa, Jane Goodall è stata la più famosa etologa del mondo. Autrice di 32 libri di cui 15 per bambini, l'icona del movimento ambientalista, viaggiava non stop: nel 2022, in un'intervista al Times, aveva confessato che dal 1986 non aveva dormito nello stesso letto per più di tre giorni. La sua passione per gli animali era nata molto prima di Gombe, quando ancora bambina, circondata dall'affetto dei cani di famiglia, ne cominciò a osservare i comportamenti e a intuire, ancora prima degli studi universitari, che gli animali possedevano personalità distinte, emozioni e forme di comunicazione proprie. La stessa Goodall raccontava spesso che i cani, non le scimmie, furono i suoi primi maestri di etologia: da loro imparò l'arte dell'osservazione, l'importanza del legame di fiducia e la convinzione che gli animali non possono essere ridotti a semplici istinti.

L'Africa fu la svolta: arrivata a 23 anni da giovane segretaria animata dalla passione per la natura, fu incoraggiata dal noto paleoantropologo Louis Leakey a intraprendere studi che avrebbero trasformato per sempre la primatologia e il modo di vedere il rapporto uomo-natura. Studiando Flo, David Greybeard, Fifi e gli altri primati al centro delle sue osservazioni, Goodall fu la prima a documentare comportamenti fino ad allora ritenuti esclusivi dell'uomo: l'uso di strumenti, le forme di caccia organizzata, le relazioni sociali complesse, contribuendo a incrinare la barriera simbolica che separava l'uomo dagli altri animali. Nei suoi studi – il primo pubblicato a 29 anni dalla National Geographic Society con gli scatti di Hugo van Lawick, il fotografo olandese che più tardi avrebbe sposato – Goodall descrisse gli scimpanzé come individui con personalità, emozioni e legami affettivi.

Apripista in un mondo di ricercatori quasi tutti maschi, negli anni successivi, la scienziata trasformò la sua fama in piattaforma di impegno. Fondò il Jane Goodall Institute, attivo in 19 nazioni, e il programma educativo Roots and Shoots attivo in oltre cento Paesi, che coinvolge giovani di tutto il mondo nella protezione dell'ambiente.