Leena Hässig analizza le differenze di genere nella violenza, sottolineando il desiderio di rispetto delle giovani donne
Anche le ragazze commettono atti di violenza, ma i motivi che le spingono ad agire in tal modo sono diversi rispetto a quelli dei coetanei maschi: lo sostiene Leena Hässig, psicologa in passato attiva per decenni nelle carceri bernesi.
"La violenza esercitata da donne e ragazze non è più un tabù", afferma l'esperta in un'intervista pubblicata oggi dal Tages-Anzeiger. "Rimane però un argomento poco studiato. Che anche le donne e le ragazze esercitano violenza è però un fatto e nel frattempo i loro atti stanno ricevendo sempre più attenzione".
"Già da tempo si è potuto osservare che anche le ragazze e le donne ricorrono a forme di violenza sempre più estreme", prosegue la terapeuta con studio a Berna. "Questo fenomeno trova ora riscontro nelle statistiche". Rispetto agli uomini però c'è ancora una differenza di intensità. "Nel complesso al massimo un caso su venti di violenza grave è attribuibile a una donna".
"Direi che gli uomini agiscono in modo proattivo e le donne in modo reattivo", argomenta la professionista con studi in psicologia, diritto penale e diritto di procedura penale all'Università di Zurigo. "Le donne ricorrono spesso alla violenza quando si sentono impotenti, quando sono con le spalle al muro". Negli uomini si tratta piuttosto di rivolgere la violenza contro un'altra persona. "Nelle donne è spesso diverso: esse subiscono umiliazioni per lungo tempo e poi, a un certo punto, reagiscono. Ferire l'altro non è però una priorità".
"Le ragazze vogliono superare situazioni in cui si trovano ad affrontare impotenza e violenza", osserva la specialista. "È il tentativo di liberarsi dallo status di vittime ricorrendo alla violenza, unito al desiderio di ottenere riconoscimento". Le ragazze violente ambiscono a ottenere rispetto nel loro gruppo di coetanei e non essere viste come vittime. "Essere pronte a difendersi e non mostrarsi deboli: questa è la loro strategia".
"Molte giovani donne non vogliono più essere indifese come le loro madri", insiste la professionista. "Si ribellano in modo diverso da loro. Questo è il loro obiettivo. Essere vittime non è più un'opzione per loro. A scuola, al lavoro o nel tempo libero: vogliono essere percepite come persone forti. Vogliono prendere le distanze dai ruoli stereotipati come quello della donna e della madre servizievole e gentile".
Anche i giovani uomini però - fa presente il giornalista del quotidiano - vogliono essere percepiti come persone forti. "Per le donne è ancora più difficile", risponde l'intervistata. "I ragazzi e i giovani uomini ottengono molto più rapidamente riconoscimento se si comportano in modo rumoroso e dominante. Alle donne, invece, viene concesso molto meno di avere una propria opinione che venga presa sul serio", conclude Hässig.