È il professore italiano più amato del web. La formula teatrale del suo ‘La fisica che ci piace’ approda il 23 febbraio al Palacongressi
È al telefono con noi ma prima deve ottemperare a un selfie con una fan; ci impone il ‘tu’ e non ci sono leggi, tantomeno quelle della fisica, che possano obbligarci a dargli del lei. Se una legge c’è, è semmai quella della simpatia. Non nega che i suoi capelli abbiano contribuito a renderlo popolare («Sono miei, sono veramente io», un rapporto che Niccolò Fabi ebbe modo di analizzare anni fa), ma tutto si deve a ‘La fisica che ci piace’, video divulgativi di un canale YouTube che conta oggi milioni di iscritti, ora anche a teatro.
Vincenzo Schettini, il professore di fisica più amato del web che nonostante la popolarità anche televisiva continua a insegnare a scuola (due volte a settimana, il lunedì e il martedì), porta ‘La fisica che ci piace’ al Palazzo dei congressi di Lugano domenica alle 15.30, trasformando il palcoscenico in una grande aula scolastica per la cosiddetta ‘lezione show’.
Vincenzo Schettini, se in fisica non siamo riusciti a capire null’altro che l’urto elastico, il problema eravamo noi o l’insegnante?
Io credo che l’approccio con l’insegnante sia fondamentale, è molto importante il modo in cui comunica chi sta di fronte a te. Una piccola componente può essere dovuta a ognuno di noi, al nostro coinvolgimento, al nostro riuscire a farci partecipi di una lezione, ma l’insegnante fa tantissimo.
Per citare uno che di capelli se ne intendeva: come ti sei messo in testa questa idea meravigliosa?
Era il 2017, ero appena rientrato in Italia da una bellissima esperienza al Cern di Ginevra, dove mi ero sentito un po’ in imbarazzo per via della lingua. Non parlando inglese, al mio ritorno ho cercato il modo di risolvere il problema. Su YouTube ho scoperto alcuni canali gestiti da giovanissimi americani o britannici, che più che insegnanti di inglese erano entusiasti dell’atto del diffondere contenuti. Di una youtuber in particolare, l’americana Vanessa di ‘Speak English With Vanessa’, mi piaceva molto lo stile e le dirette in cui coinvolgeva il suo pubblico. L’idea mi ha catturato: mi sono attrezzato e ho aperto il canale ‘La fisica che ci piace’. Mi piaceva l’idea che, democraticamente, avrei potuto catturare a mia volta altre persone. L’obiettivo non è mai stato quante persone raggiungere, ma raggiungere gli altri, rispondendo a un messaggio potente: sai fare qualcosa? Allora sfrutta la rete ed entusiasma il prossimo. ‘The rest is history’, come dicono gli inglesi.
YouTube, televisione, teatro, libri. In quale forma ti senti più a tuo agio?
Nella dimensione di insegnante, perché è quella da cui sono partito e dalla quale non mi sono mai staccato. Quella è anche la dimensione che porto con me ovunque, su YouTube, in tv, a teatro. A Lugano vedranno il professore che conoscono, non tradirò le aspettative di chi ha comperato un biglietto per venire a seguire la mia lezione, ma ci sarà qualcosa in più, che ha a che fare con la mia parte creativa. Perché sono anche un musicista, lo sapevi?
Ammetto di non sapere…
Sono maestro violinista. Nel 2000 mi sono diplomato in violino, nel 2002 in didattica della musica, ho studiato direzione di coro e nel 2004 mi sono laureato in fisica. La parte musicale è una parte non piccola di me, è quella che mi ha permesso di essere creativo.
Come l’hanno presa i colleghi professori questa dimensione di popolarità, il tuo voler diffondere la materia attraverso questa via?
I colleghi a scuola non si sono sorpresi, anzi. Quando non ero ancora ‘La fisica che ci piace’ mi dicevano che avrei dovuto fare teatro o tv, perché vedevano in me le caratteristiche di chi andava oltre. Nel mondo degli insegnanti invece, la mia percezione è variegata: c’è chi mi ama, chi mi invidia, chi mi odia, chi mi vorrebbe ministro dell’Istruzione e chi invece mi vorrebbe morto. Ma c’è poco da fare: vedi un tuo collega che fa determinate cose, non lo conosci fino in fondo e trai delle conclusioni. Se invece conoscessero il mio lato artistico capirebbero quel qualcosa in più che permette di costruire un bagaglio comunicativo di questo tipo. La percezione generale è comunque positiva, posso dire che a teatro vengono tanti professori perché tengono alla scuola che si fa amare.
Fare il professore con questo livello di popolarità consente credibilità? Penso ai genitori degli alunni, di questi tempi categoria difficile…
I genitori sono contenti, qualcuno chiede anche un selfie. Sono felici che io possa arrivare oltre i miei studenti fisici, nessuno si lamenta.
Quanto contano i tuoi capelli nella fisica che insegni?
Hanno contribuito a creare la mia identità, la mia personalità. Non li tingo, sono i capelli bianchi di un 47enne che è bianco da dieci anni. Penso che in me sia determinante anche la voce, vengo spesso riconosciuto per quella. Alla fine dello spettacolo faccio il firmacopie: sai quanti bambini mi disegnano? Si divertono da morire a disegnare i capelli.
Esiste della fisica applicabile ai tuoi capelli?
Certo! La teoria dell’antigravità dei miei capelli! (ride, ndr). La forza di gravità è una delle forze più misteriose della fisica, estremamente debole rispetto alle altre. Se si pensa al modello standard, il modello matematico più moderno della fisica, questo contempla tutte le forze – elettromagnetica, la nucleare forte e quella debole – ma non quella di gravità. Chissà, forse c’entrano i miei capelli… (ride, ndr).
In televisione ‘La fisica che ci piace’ è diventata ‘La fisica dell’amore’, con ospiti attori, cantanti e gente di cultura. Ci sono ospiti che porti nel cuore più di altri?
Mara Maionchi è stata meravigliosa. Ha parlato della necessità di trasmettere ai ragazzi il coraggio di far sentire la propria voce. E poi Fiorella Mannoia, che ha mandato un messaggio importantissimo: “Ragazzi, leggete”. L’ultima roccia sicura per noi esseri umani è la lettura, perché sviluppa il nostro senso di critica, ci rende liberi, ci porta il pensiero degli artigiani della materia culturale del passato e del presente. Fiorella ha spiegato che se non fosse stato per la lettura, lei non avrebbe mai sviluppato la poesia nelle sue canzoni. Ha detto che dopo avere incontrato i grandi cantautori andava subito a comperare i libri che leggevano. Penso che Fiorella sia trasversale perché parla ai giovani e i giovani la ascoltano. Questa è anche la mia missione: mi sento un ponte che collega generazioni vecchie e nuove, è un ruolo di cui sento la responsabilità e che cerco di ricoprire con orgoglio.
In ‘classe’