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Le acque profonde di Casanova

Incontriamo il regista Fabio Condemi per quello che si prospetta come un originale affresco di un'epoca, in scena l'11 e 12 marzo al Lac

Sandro Lombardi nei panni (non per la prima volta) di Casanova: porta tutta la sua esperienza, il sapere e lo stretto rapporto con il tema della memoria
(Luca Del Pia)
10 marzo 2025
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Debutto atteso quello di domani, martedì 11 marzo al Lac di Lugano, per il ‘Casanova’ del giovane e affermato regista Fabio Condemi, coprodotto dallo stesso Lac insieme a Emilia Romagna Teatro ERT, TPE - Teatro Piemonte Europa e la Compagnia Lombardi – Tiezzi. Dopo aver lavorato, tra gli altri, sul Marchese De Sade, Pier Paolo Pasolini, Roberto Bolaño e Thomas Ligotti (gli ultimi due coprodotti dal Lac), il Premio Ubu Condemi propone quest’anno la regia di ‘Casanova’, spettacolo scritto appositamente dal drammaturgo pluripremiato Fabrizio Sinisi e ispirato alle memorie autobiografiche del celebre intellettuale veneziano.

In prova a Lugano nelle ultime settimane, abbiamo incontrato il regista per farci raccontare qualcosa di più di questo spettacolo che si prospetta affascinante e originale affresco di un’epoca, il Settecento, e inusuale sguardo su alcuni fondamentali istanti e incontri della vita di Giacomo Casanova.

Ma come funziona la memoria quando smette di funzionare? Facendo scherzi, forse, soprattutto lasciando perdere la ragione a favore di un inconscio molto più interessante.

La storia di Casanova

Castello di Dux, in Boemia, è il 1798. Giacomo Casanova, il filosofo truffatore, si trova lì come bibliotecario al servizio del Conte di Waldstein da quindici anni. È inverno, e anche la vita del famigerato uomo di cultura, viaggiatore spregiudicato nei confronti della vita stessa, si sta lentamente avviando verso il declino. Non lo aiuta la sua condizione malandata, l’amertume verso un luogo che trova inospitale e la memoria che svanisce come sabbia tra le dita. Proprio per questo decide di chiamare al suo cospetto un medico esperto di mesmerismo, per una visita in aiuto ai suoi ricordi. Il medico, anch’esso viaggiatore, non crederà ai propri occhi trovandosi di fronte questo uomo la cui fama lo ha sempre preceduto ma che ora la tradisce. Durante la seduta mesmerica, lo stato di coscienza alterato del paziente spalancherà le porte della memoria di Casanova. I suoi ricordi non sono quelli descritti nelle ‘Memoires’, bensì visioni e apparizioni. I fantasmi riaffiorano in questo viaggio nel tempo, instillando il dubbio in colui che non vuol dimenticare, se forse non sia meglio abbandonarsi all’oblio.

Chi è Casanova per Fabio Condemi?

È un mistero per me, per questo mi interessa. E c’è una parte molto misteriosa anche nella sua biografia. È il mistero del Settecento perché in quest’uomo convogliano e si intrecciano le contraddizioni di un secolo. L’illuminismo e la magia nera, le scoperte scientifiche e l’eros, le luci e le ombre. Affascinante è anche la solitudine di una persona che ha conosciuto tutta l’Europa ma che finisce sola in un castello. E proprio in quel periodo, un secolo sta per finire, il secolo della Rivoluzione Francese e dell’inizio dell’Era moderna. Proprio in quegli anni Casanova indaga il più grande mistero dell’esistenza, secondo me, quello della memoria, e si imbarca in questa opera titanica: scrivere la propria memoria, recuperarla tutta. Questa zona mi interessa, il mistero del tempo. L’uomo in rovina ma anche quel Settecento in rovina.

Hai già visitato il Settecento con De Sade, e ci sono altri richiami nelle tue opere precedenti. Si può quindi dire che questo spettacolo sia un’ulteriore tappa della tua ricerca artistica?

Sì, Settecento a parte, sento che questo Casanova è un tassello di un mosaico. Ma mi rendo conto che tra la Filosofia del boudoir e Casanova, tra questo e il lavoro su Roberto Bolaño, tra lui e Robert Walser cominciano a tessersi fili, richiami testuali visivi, ossessioni, sogni o immagini che ritornano. E il fantasma, l’immagine come mimesis, come flusso della memoria, è un aspetto preponderante in Casanova. Per quanto riguarda il secolo di cui mi parli, certo, qui è presentato sotto un’ altra luce rispetto a De Sade. Casanova è una sorta di strana forza del passato, è reazionario e sognatore, ma non accetta che il Vecchio mondo finisca con la Rivoluzione. Anche il marchese De Sade si confronta con l’avvento del mondo nuovo della modernità, ma farà l’opposto, indagando e superando il limite. Questo è un secolo di invenzioni, automi, grandi scoperte scientifiche. Casanova cita nello spettacolo qualcosa che ha cambiato il modo di vedere: l’uomo ha volato, per la prima volta, ha visto la Terra da sopra, un’altra prospettiva.

Un secolo in cui cambia la posizione dell’uomo nel mondo...

Fabrizio Sinisi non ha riscritto le memorie di Casanova, la sua è una riscrittura profonda, coraggiosa, in cui si spinge oltre. Nel centro della scrittura di Fabrizio è presente un episodio fondamentale per quello che dici, un evento che ha cambiato lo sguardo nel Settecento: il terremoto di Lisbona. Fabrizio ha scoperchiato questo tema già citato dallo stesso Casanova, inserendo la riflessione su cui tutti i filosofi più importanti dell’epoca si sono trovati a ragionare: qual è il nostro posto nel mondo?

Nella scrittura di Sinisi c’è anche un nuovo personaggio, fondamentale, il medico mesmerista.

Con Fabrizio ci siamo chiesti come far rievocare il proprio passato a Casanova senza farne un diario o un soliloquio, senza un espediente troppo semplice e cosciente. Ci serviva entrare ‘in acque profonde’, per citare Lynch, in una zona del pensiero e della memoria sconosciuta anche a sé stesso. Serviva questa profondità e abbiamo inserito il mesmerista. Il mesmerismo è affascinante perché è un’indagine sull’invisibile. Mesmer è stato un medico che nel 1700 ha cominciato a ragionare proprio su questo: il magnete attrae un metallo attraverso una forza che non vedo.

Fondamentale anche il lavoro con Fabio Cherstich che ha disegnato le scene

Per me e Fabio la scena è un impianto drammaturgico, non è scenografia nel senso di decoro. Il punto di partenza è proprio quello della biblioteca Dux, è emblematico il fatto che Casanova faccia il bibliotecario riordinando i libri di Ariosto. Un luogo da cui far partire la memoria, un po’ borgesiano, una sorta di biblioteca di Babele che sulla scena si anima e diventa luogo spettrale, di fantasmi, di compresenze. Non è fatto a episodi ma diventa per un istante l’acqua scura di Venezia di notte, e qui compare un amore che per un attimo riaffiora alla memoria.

Lo spettacolo e l’incontro

Domani e mercoledì alle 20.30 il pubblico vedrà un grandissimo Sandro Lombardi nei panni (non per la prima volta) di Casanova: porta tutta la sua esperienza, il sapere e lo stretto rapporto con il tema della memoria. Anche Marco Cavalcoli, il medico mesmerista che traghetta Casanova e fa incontrare i due mondi del passato e presente; Simona De Leo che interpreta l’amore Henriette che scrisse la frase ‘Dimenticherai anche Henriette’ e poi Betti Pedrazzi nei panni dell’unica amica di Casanova, la Marchesa D’Urfé. Casanova bambino è interpretato da Edoardo Matteo, che per primo affronterà quel fluire di sangue che simboleggia il fluire della parola nell’autore.

Domani alle 19 inoltre, con ingresso gratuito, Condemi incontra il pubblico nella Sala 4 del Lac prima del debutto. Il regista dialoga con Rossella Menna, studiosa di teatro, saggista e dramaturg.