Il genio musicale è morto all'età di 91 anni. Fondò la Nuova Compagnia di Canto Popolare, scrisse l'opera ‘La Gatta Cenerentola’
Musicologo, compositore, regista, antropologo, studioso delle tradizioni popolari, intellettuale europeo: Napoli perde il genio musicale di Roberto De Simone, scomparso a 91 anni tra gli affetti familiari nella sua grande casa rifugio di Via Foria. Non sarebbe lo stesso, oggi, il racconto di Napoli, se nel 1967 il maestro, formatosi al Conservatorio di San Pietro a Majella, non avesse fondato e forgiato la Nuova Compagnia di Canto Popolare: una rivoluzione che unirà musica alta e popolare nata dall'incontro dello studioso di culture arcaiche meridionali con Eugenio Bennato, Giovanni Mauriello, Peppe Barra, Patrizio Trampetti, Fausta Vetere, Carlo D'Angiò.
Fu un successo notevolissimo, anche internazionale. Il 7 luglio 1976 l'opera Gatta Cenerentola, ispirata a una fiaba di Basile, debutta al Festival dei due Mondi di Spoleto. “Un melodramma nuovo e antico nello stesso tempo come nuove e antiche sono le favole nel momento in cui si raccontano”, definì l'autore il suo capolavoro. Villanelle, moresche, tammurriate, musica colta, un napoletano senza tempo: lo spettacolo diventa cult, trascinato dall'entusiasmo dei giovani che negli anni '70 affollavano i teatri. Ma De Simone, che non ha mai lasciato Napoli dove era nato alla Pignasecca, il 25 agosto del 1933, è stato anche molto altro: direttore artistico del Teatro San Carlo dal 1981 al 1987 (ma non lesinò critiche alla nuova acustica del Massimo) ha contribuito alla riscoperta del Settecento napoletano.
Vastissima la sua produzione, dal ‘Requiem in memoria di Pier Paolo Pasolini’ (1985) a ‘Eleonora’ (1999) per il bicentenario della Rivoluzione partenopea. Ha firmato regie nei maggiori teatri internazionali, da Mozart a Rossini. Il suo ‘Flauto magico’ inaugurò La Scala nel 1990. Tra i suoi titoli, ‘L'Opera Buffa del Giovedì Santo’ (1980), ‘Cholera’ (2003), ‘Il Re bello’ (2004), ‘Là ci darem la mano’ (2007), ‘Pergolesi in Olimpiade’ (2011). Nel 1995 è direttore emerito del Conservatorio di San Pietro a Majella, tre anni dopo Accademico di Santa Cecilia. Il primo cavalierato arriva dalla Repubblica Francese, nel 2019 è nominato Cavaliere di Gran Croce da Mattarella. Un anno fa l'ultimo libro dedicato a Giovanna D'Arco. Roberto De Simone lascia un archivio sterminato, anche sonoro.
Là dove ‘La Gatta Cenerentola’ debuttò, nel 1976, il ricordo va al suo autore e allo “straordinario risultato delle appassionate indagini etnomusicologiche sulle tradizioni del Meridione italiano”. Per il Festival di Spoleto, de Simone “ha segnato il recupero e la riproposta del patrimonio della tradizione popolare campana, sia orale che scritta”. Nicola Piovani ricorda “un grande maestro nell'illuminarci un passato insigne, un passato dimenticato, sommerso delle culture egemoni. Un maestro di quelli che inventano una strada, uno sguardo, una luce”. Senza sconti, invece, il ricordo di Roberto Saviano, indirizzato alla città: “Ha finito la sua vita terrena l'intellettuale napoletano più importante al mondo”, scrive lo scrittore. “Dimenticato, isolato, maltrattato, De Simone ha creato Napoli, le sue opere, la sua musica, i suoi studi non hanno pari con nulla che sia stato scritto su Napoli, attraverso Napoli, nonostante Napoli”. E ancora: “Ha cercato la lingua della carne, ha saputo ricercare la devozione e la possessione di una terra rendendola lui, e solo lui, universale. A chi non ha mai sentito parlare di lui, dirò semplicemente che se Napoli ha potuto ancora conservare e ricreare un'anima autentica, lo si deve a De Simone. Leggete, cercate, ritrovate le sue opere”.