Cartellone al femminile, in prevalenza autori contemporanei e classici, le date sono già note: televisione permettendo, annunciata la stagione 2025-26
Parte dalla fine Paolo Crivellaro, direttore artistico del Teatro di Locarno, dal riquadro conclusivo del pieghevole che illustra la stagione 2025-26, anticipata questa mattina nel foyer del ‘Kursaal’. Parte dallo sconto del 25% per chi si abbona, limitatamente al primo anno. “Non vorrei che questa sia vista come una proposta da venditore di pentole, con tutto il rispetto per i venditori di pentole”, dice con ironia prima di accennare ai dieci spettacoli, ognuno in replica il giorno successivo alla Prima, da giovedì 23 ottobre a venerdì 17 aprile 2026. Le pentole non sono esattamente una boutade. Aprono a un discorso più ampio su cosa si vede oggi a teatro, o come si intende un teatro.
“Rispetto al passato – dice il direttore artistico – assistiamo a una massiccia offerta di prodotti attraverso agenzie e realtà varie che affittano il Teatro di Locarno, ma sempre più spesso scelgono il Fevi, per ospitarvi personaggi dai costi esorbitanti”. E dunque “merito va a Diego Erba”, presidente, “e agli altri consiglieri dell’Associazione Amici del Teatro di Locarno che, almeno negli ultimi 14 anni (da quando Crivellaro è direttore artistico, ndr) tengono duro, mantenendo il prezzo del biglietto invariato”. Tutto questo fronteggiando i suddetti ‘personaggi’: “Sono sorpreso – aggiunge – di come anche qui come altrove, guardando ai cartelloni di molte realtà teatrali, si faccia fatica a trovare il teatro, cioè la prosa. Vedo piuttosto tanti comici, opinionisti, persone che popolano i salotti televisivi che arrivano e raccontano cose, a volte con la musica tra un intervento e l’altro”. Crivellaro ce l’ha con la criminologa di turno (“Cosa c’entra la criminologia con il teatro?”), con le “ribalte di Colorado e Zelig” e aggiunge: “Per strada mi dicono: ma io voglio ridere! E io rispondo che non mi pare che il Teatro di Locarno sia un distributore di lacrime…”.
In questo ‘allargarsi’ della tv al palcoscenico, il prezzo accessibile è un modo per ‘coccolarsi’ gli affezionati e risultare attrattivi per il pubblico più giovane. Chiediamo al direttore artistico se uno strizzare l’occhio allo spettacolo ‘televisivo’ non possa fare da esca per aprire ai più giovani un palinsesto più ‘teatrale’: “Sono due tipi di pubblico assai diversi tra loro”, ci risponde. “È difficile che il nostro pubblico abituale possa sposare quel tipo di spettacolo e non sono fiducioso del fatto che chi va a divertirsi con alcuni di quei personaggi televisivi torni qui la sera dopo per vedere ‘Amadeus’”, spettacolo in programma quest’anno. “Ma vale anche il viceversa”.
Detto di una novità formale – per la prima volta sono noti sin dall’annuncio le date e gli orari degli spettacoli –, ci addentriamo tra i titoli della stagione. A partire da ‘L’Empireo’ della pluripremiata regista britannica Lucy Kirkwood, qui diretto da Serena Sinigaglia, il 23 e 24 ottobre, coproduzione che include il Lac e dotata di cast anche ticinese. Pièce corale ambientata nell’Inghilterra rurale del Settecento, ‘L’Empireo’ affronta le questioni di base della vita delle donne di ogni epoca. Il 7 e 8 novembre Massimo Ghini è ‘Il vedovo’, l’industriale romano megalomane che la moglie chiama “cretinetti”, e che vorrebbe sbarazzarsi della coniuge. Con Ghini nella parte che fu di Sordi e Paola Tiziana Cruciani in quella che fu di Franca Valeri, dal film di Dino Risi.
Il 18 e 19 novembre, Monica Guerritore apre il libro dei ricordi personali e porta a Locarno ‘La sera della Prima’, un dietro le quinte sul mondo del teatro tra monologhi tratti dalle produzioni che l’hanno vista protagonista e inserti musicali. Il 2 e 3 dicembre, dopo un anno di assenza, torna al Kursaal il Teatro dell’Elfo con ‘Amadeus’ di Peter Shaffer, dagli inevitabili riferimenti al film di Milos Forman, 8 Oscar nel 1985. L’anno nuovo verrà inaugurato da Gianfelice Imparato ne ‘Il medico dei pazzi’ di Eduardo Scarpetta, capolavoro del teatro napoletano reso celebre dalla versione cinematografica, con Totò nei panni di una delle maschere per eccellenza, Don Felice Sciosciammocca.
Il 7 e 8 febbraio, all’interno di una stagione declinata al femminile, Veronica Pivetti porta in scena ‘L’inferiorità mentale della donna’, tratto dall’omonimo trattato di Paul Julius Moebius, scritto nel 1900 e definito “un evergreen del pensiero reazionario”. Con Pivetti, sul palco, il musicista Anselmo Luisi a ‘puntellare’ lo spettacolo con canzoni di ogni età ispirate alla figura femminile. Il 26 e 27 febbraio, Emilio Solfrizzi affronta il classico ‘Anfitrione’, tra le commedie più celebri di Plauto, mai così attuale. Come ‘Un sogno a Istanbul’, il 4 e 5 marzo con Maddalena Crippa, spettacolo di Alberto Bassetti tratto dal best seller di Paolo Rumiz e occasione per lo spettatore di interrogarsi sull’essenza, a tratti ‘misteriosa’, del continente europeo.
Rimane saldo il rapporto tra il Teatro di Locarno e Tullio Solenghi, che torna nei panni di Gilberto Govi per ‘Colpi di timone’, il 28 e 29 marzo, per il terzo appuntamento con la storia del teatro genovese dopo ‘I maneggi per maritare una figlia’ e ‘Pignasecca e Pignaverde’. In ‘Colpi di timone’, Govi naviga tra le onde del malaffare grazie a un’altra maschera per eccellenza, il vecchio lupo di mare Giovanni Bevilacqua. Le scenografie sono sempre di Davide Livermore. La stagione 2025-26 si chiude il 16 e 17 aprile con ‘Le fuggitive’, commedia con Paola Quattrini e Gaia De Laurentiis nei panni di Margot e Claude, due donne di differenti età che tentano di fuggire dalle rispettive vite per motivi diversi (dalla noia una, da un evento traumatico la seconda).
Nel foyer ha parlato anche Diego Erba, a nome della “associazione inquilina”. Il presidente ha comunicato i numeri della stagione conclusa: 6mila spettatori, in media 600 circa a spettacolo; 400 gli abbonati, “numero non indifferente vista la concorrenzialità dei teatri locali”. Tra sconti, spettacoli gratuiti e nuovi sostenitori, saranno tante le iniziative per attirare pubblico giovane e per quanto gli incentivi non mancano, la normale fluttuazione vecchi/nuovi (e giovani) abbonati nulla al momento può fare di fronte a un deficit che negli ultimi anni si è attestato intorno ai 40mila franchi. “È una forma di volontariato in più – commenta Erba – che copriamo con le nostre riserve, fintanto che le finanze ce lo consentono”.
Altro argomento non immediatamente artistico sono i lavori di ristrutturazione e ampliamento che attendono il teatro e il conseguente spostamento di sede delle stagioni future, questione apertasi già da tempo. Se il pubblico, garantisce Erba, “può star sicuro per le prossime due, forse tre stagioni”, resta il fatto che Locarno non possiede teatri alternativi, se non alcuni troppo piccoli per capienza della sala e dimensione del palco. E le belle sale cinematografiche dalla ricca platea hanno palcoscenici concepiti al massimo per la presentazione dei film. “Confesso di essere innamorato del GranRex”, conclude Crivellaro, ma le oltre 500 poltrone non basterebbero a garantire spettacoli che in alcuni casi nemmeno il Teatro di Locarno riesce a ospitare, perché per questioni di spazio “non tutti scelgono di fare la cosiddetta ‘ridotta’”. E men che meno sceglierebbero di farla al GranRex. Nell’attesa di saperne di più, spazio all’arte: il programma completo, le sinossi dei singoli spettacoli e le iniziative collaterali sono su www.teatrodilocarno.ch.