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Giulia Bonuccelli tra recitazione e regia

Nel ‘Campanello’ di Donizetti, per l'Opera Studio Silvio Varviso, è Spiridione, ma è anche assistente regista (e molto altro...)

29 luglio 2025
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Giovane regista e attrice toscana, Giulia Bonuccelli torna a Ticino Musica per l’Opera Studio ‘Silvio Varviso’, dove affianca la regia e prende parte alla scena, unendo esperienza teatrale e passione per l’opera. ‘Il campanello’ di Donizetti, a Locarno il 29 luglio, è alla sua ultima replica.

La tua storia con il teatro e l’opera comincia da giovanissima, nel Coro del Festival Puccini. Che cosa ti ha affascinato di quel mondo da bambina?

Era un mondo nuovo, pieno di forme e colori, odori, emozioni diverse a cui un bambino non è sicuramente abituato. A sette anni non capisci nemmeno bene cosa sia il teatro: lo intuisci, monti sul palco e giochi a fingere tanto quanto lo fai con le amichette nel cortile della scuola, ma non ne hai la piena coscienza. È stato un percorso in salita, una fascinazione inconsapevole che si è trasformata, nel corso degli anni, nella consapevolezza più assoluta di tutta la mia vita.

In qualità di attrice, che ruolo ricopri nella messa in scena di quest’anno? E come si integra con il lavoro musicale?

Quest’anno sulla scena porto il personaggio di Spiridione, il servitore di Don Annibale Pistacchio. Chi è Spiridione? Un guascone, scanzonato e canzonatorio, sempre pronto a cogliere la vita con ironia e leggerezza, a far scattare le risate, guardandosi intorno con stupore e quella giusta dose di incoscienza tipica dei giovincelli di paese. Ma alla fine il suo mestiere lo sa prendere anche sul serio ed è qui che si capisce meglio il suo ruolo nell’opera. Perché, pur avendo solo parti recitate, Spiridione, fa da collante tra i personaggi, mettendo insieme i pezzi e guidando tutti, da bravo chauffeur, verso il finale dell’opera stessa.

Quest'anno a Ticino Musica partecipi in un doppio ruolo: attrice e assistente alla regia. Com’è lavorare a questi due livelli contemporaneamente?

Direi addirittura triplice: sono partita quattro anni fa facendo solo da assistente alla regia e oggi mi ritrovo anche costumista, sarta, truccatrice, parrucchiera e attrice. Non è facile tenere tutto in equilibrio perché non stacchi davvero mai. Ma è il mio lavoro, è ciò che mi sono scelta e mi fa stare bene. Quando ami profondamente, non esiste la fatica.

Il teatro d’opera ha una lunga tradizione, ma tu sei anche parte di una generazione nuova. Come si coniuga il rispetto del repertorio con una visione contemporanea?

Basta estrapolare le radici della tradizione. Ogni epoca ha una sua forma, ma il contenuto dell’umanità è lo stesso da sempre. È prima di tutto opportuno comprendere quale sia il contenuto da maneggiare e vestirlo di conseguenza. Si può parlare al mondo di oggi anche con un’opera dell’800, come stiamo facendo noi con ‘Il campanello’ di Donizetti.

C’è un momento, una produzione o un maestro che ti ha lasciato un segno particolare nel tuo percorso finora?

Momenti non ce ne sono perché ogni giorno è fonte di scoperta per me. Osservare le persone, vivere le situazioni mi consente di scovare nuovi angoli di umanità da approfondire, svelare, mettere in scena. Un maestro invece c’è e mi vanto di dire che è anche un amico, Daniele Piscopo, il regista di questa produzione. Daniele lo conosco da ormai 15 anni, credo, ci siamo ritrovati per caso a studiare insieme in Accademia a Verona e sempre per caso mi ha scelto come sua assistente da ormai cinque anni. Ne abbiamo passate ormai parecchie, ma sempre con un profondo rispetto personale, lavorativo e stilistico. Non avrei potuto sperare in una persona migliore da cui apprendere e con cui sperimentare a livello artistico. Un maestro non ti insegna soltanto, ma ti indirizza e ti sprona.

Come vorresti proseguire il tuo percorso da regista? E che ruolo avrà la recitazione?

Ormai, dopo dieci anni di fatiche e sacrifici, posso finalmente dire che sto per aprire un corso di teatro nella mia città: Viareggio. È un’emozione che non si può descrivere, è entusiasmo, è voglia di trasmettere agli altri ciò che il teatro ha insegnato a me. Finalmente avrò l’opportunità di portare le mille facce di questo magico mondo fra le persone, perché non si tratta solo di recitazione: c’è molto di più.