Spettacoli

Hagai Levi alla Mostra del Cinema di Venezia denuncia la situazione a Gaza

Il regista israeliano presenta la serie "Etty" e critica il regime israeliano, sostenendo la protesta contro le ingiustizie

2 settembre 2025
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"Ci sono anche alcuni miei amici cineasti e sceneggiatori che hanno firmato l'appello su Gaza. È importante parlarne in questo luogo perché quello che sta succedendo è orribile, e deve essere fermato". Lo dice il regista, sceneggiatore e produttore israeliano Hagai Levi alla Mostra del Cinema di Venezia, dove presenta fuori concorso la sua serie in sei episodi "Etty", con Julia Windischbauer, Sebastian Koch e Leopold Witte, tratta dai diari di Etty Hillesum, scrittrice olandese ebrea morta ad Auschwitz nel 1943.

"Per me è molto importante la protesta e credo che la serie parli di argomenti che sono collegati a quanto sta accadendo, con i discorsi di Etty contro l'odio, ma racconti anche la disumanizzazione delle persone, della vita umana, per vederle solo come nemico dice Levi, creatore di serie di grandi successi internazionali come Betipul (diventata in vari adattamenti In Treatment) o The Affair -. È quello che succede anche con questo regime che non uccide e imprigiona solo i palestinesi ma attacca anche il proprio popolo. Ci sono però centinaia di migliaia di cittadini israeliani che combattono contro questo regime. Il fatto che siamo israeliani non vuol dire che lo appoggiamo, noi combattiamo nelle strade e per quanto sia flebile, abbiamo la speranza che le cose possano cambiare".

La serie utilizza un'ambientazione contemporanea non precisata (in abiti, mezzi di trasporto, oggetti, stile di arredamento, ma senza cellulari, tecnologia o web), pur ripercorrendo appieno quello che è accaduto ad Etty (interpretata in modo magistrale da Windischbauer) nell'Olanda occupata dai nazisti a inizio degli anni '40. Ventisettenne, talentuosa, Etty studentessa all'università cerca la sua strada nel mondo nonostante una famiglia asfissiante e le idee poco chiare sul suo futuro.

Entrata in terapia con lo psico-chirologo Julius Spier (Koch), che diventa anche suo amante, vive un profondo cambiamento interiore e spirituale che la porta, quando perde tutto, a decidere di non fuggire ma restare ed essere d'aiuto a chi condivide la sua sorte. La decisione di un'ambientazione più contemporanea aiuta "a sentire questa storia più vicina", quello che è accaduto allora "può riaccadere, in modo diverso".

Basta guardare all'oggi per sapere "che succedono cose molto gravi e grandi. Io il 7 ottobre ho rivisto immagini che appartenevano all'olocausto, con famiglie nascoste negli armadi o altre sterminate. E anche nelle immagini di Gaza non si poteva non rivedere l'olocausto. Abbiamo la sensazione che quanto succede non appartenga solo al passato ma al presente e non va dimenticato che ora nei Paesi Bassi c'è una persona di estrema destra al potere".

Rispetto alla richiesta, da parte di alcuni gruppi, di boicottaggio di artisti israeliani Levi commenta che "c'è un motivo per questo risentimento verso Israele, ed è in parte giustificato, non lo possiamo negare, ma bisogna essere accurati. Molti israeliani, soprattutto tra i creativi e gli artisti, sono contrari a questo regime e alla guerra e a quello che viene fatto anche in nostro nome. Non ha nessun senso protestare contro gli artisti, perché molti fra loro in Israele vogliono il cambiamento nel Paese, rappresentano voci contrarie contro questo regime orribile".

Rispetto infine alla decisione di adattare i diari di Etty Hillesum, pubblicati per la prima volta nel 1981, Levi spiega: "è un libro che mi ha cambiato la vita. Mi ha fatto capire come, anche affrontando un momento di difficoltà, si possa guadagnare un'autonomia e una forza interiore che rende le circostanze esterne meno importanti. Quando succede, come scriveva Etty, non ti possono togliere nulla anche se tutto ti viene tolto".