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Quanta gente con le mani in pasta

Al Teatro Sociale di Como la stagione si apre con ‘L’elisir d’amore’ di Donizetti per la regia di Andrea Chiodi e un cast di giovani interpreti

In primo piano, da sinistra, Sabrina Sanza (Adina) e Rosalba Ducato (Giannetta)
(Andrea Butti)
25 settembre 2025
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Si inaugura stasera al Teatro Sociale di Como la stagione ‘25/26 con la nuova produzione AsLiCo di ‘L’elisir d’amore’, il più popolare tra i capolavori di Donizetti, su libretto di Felice Romani, tratto dal testo ‘Le Philtre’ di Eugène Scribe, scritto per il compositore francese Daniel Auber. La prima rappresentazione, a Milano nel 1832, fu un trionfo, che si ripeté altrove in Italia e in Europa con un successo ininterrotto fino ai giorni nostri. Il segreto forse è nell’avere donato al pubblico un’opera che accetta e rompe la convenzione al tempo stesso, con un’influenza francese felicemente abbinata alla tradizione italiana e una tendenza nuova a spezzare i numeri chiusi favorendo il fluire musicale attraverso scene ampie in relazione tra loro, un’opera comica e sentimentale, con accenti di verità, divertente e malinconica, languida e ironica, che conquista.

Martedì sera è andata in scena l’anteprima riservata ai giovani Under30, preceduta da una brillante presentazione del musicologo Fabio Sartorelli. E improvvisa arriva la notizia che un’indisposizione stagionale costringe la protagonista Sabrina Sanza (nel ruolo di Adina) a rinunciare al canto e a mimare la sua parte, accompagnata dall’incantevole voce di Giulia Mazzola, che ci giunge dalla barcaccia. Cose che in teatro, e nel teatro lirico in particolare, capitano più spesso di quanto si immagini. Gli interpreti dei personaggi principali sono i vincitori, ciascuno per il proprio ruolo, del 76esimo Concorso AsLiCo per giovani cantanti lirici. Al regista Andrea Chiodi è affidato il compito di allestire un’opera che negli ultimi decenni ha visto trasposizioni in epoche e luoghi diversi, senza mostrare affaticamento, tanto che dalla fattoria originale prevista dal libretto ci siamo spostati, ad esempio, in una stazione ferroviaria, o in una fabbrica di automobili o nelle aule di una scuola fra teenagers delle superiori.

Pasta fresca all'uovo

Questa volta il regista sceglie di ambientare la vicenda amorosa di Adina e Nemorino in un pastificio che produce pasta fresca all’uovo, pastificio di cui Adina è titolare, nell’Italia del boom economico degli anni ’50, tra dipendenti sindacalizzati ma non troppo, in un’atmosfera di diffuso benessere e di crescita sociale. Tempi belli dunque e per molti il progetto di una vie en rose, che si materializza scenograficamente (le scene sono di Guido Buganza, le suggestive luci di Gianni Bertoli) in un ambiente color rosa confetto come l’abito della protagonista (gli ariosi costumi pastello sono di Ilaria Ariemme) e in un tripudio di galli e galline che si moltiplicano sul fondale a indicare allegra fecondità (era l’epoca ultima, prima dei nostri tempi infecondi, in cui si facevano ancora tanti bambini) o a prefigurare forse anche l’era futura dei moderni allevamenti intensivi. Imprenditrice energica, disinibita con gli uomini, poco incline alle romanticherie, la volubile Adina è una donna colta (‘essa legge, studia, impara…’ dice di lei con una punta d’invidia l’innamorato Nemorino, ben sapendo che la cultura dell’una può accrescere il divario che la separa dall’altro) e si intrattiene con le sue dipendenti – proprio lei che sembra non conoscere gioie e dolori dell’innamoramento, ma solo scherzi e capricci – leggendo per loro la vicenda di Tristano e Isotta.

Timido, modesto, ingenuo e privo di attrattive, ma indefessamente innamorato è il Nemorino disegnato dal tenore Nico Franchini che unisce a un delicato fraseggio una vocalità morbida e distesa. Capace anche di momenti ironici, non esita a intraprendere una battaglia a colpi di pasta fresca all’uovo con Adina, quando, acquisita sicurezza grazie alle presunte doti dell’elisir di Dulcamara, decide di mostrarsi spavaldo, in attesa degli effetti miracolosi dello stesso elisir sull’amata. Dulcamara, ciarlatano irresistibile e stravagante, venditore di sogni, munito di ali d’uccello come un Papageno, è personaggio dalle mille sfaccettature. Lo interpreta qui il baritono Giacomo Nanni, che non gli nega giovanile baldanza, forte di una presenza scenica che gli è valsa in passato l’accostamento con Freddy Mercury e che ora si rivela forse in modo più personale senza l’ausilio di baffi e brillantina. Non è da meno il ventiquattrenne baritono Giovanni Accardi, nei panni soldateschi di Belcore, una voce tutta da scoprire, il rivale di Nemorino che è anche il suo opposto: muscoloso, aggressivo e decisionista, si mostrerà in seguito più accomodante del previsto e quando capirà che Adina ama Nemorino, se ne uscirà di scena con il passo di corsa dei bersaglieri. La venticinquenne Rosalba Ducato è Giannetta, segretaria capace e intraprendente, in uno spettacolo caratterizzato da giovinezza vocale e interpretativa, croce e delizia del vivace cast. Una menzione speciale spetta al coro OperaLombardia sotto la guida di Massimo Fiocchi Malaspina.

L’Orchestra I Pomeriggi Musicali è diretta da Enrico Lombardi, in pieno equilibrio con il palcoscenico, padronissimo della partitura e dello scintillio tutto sorrisi e tenere lacrime che ne scaturisce. L’’Elisir d’amore è in scena stasera e il 27 settembre al Teatro Sociale di Como.


Andrea Butti
Dulcamara (Giacomo Nanni) in bicicletta