Economia

Ursula von der Leyen avverte: l'Europa non tornerà più come prima nei rapporti con gli USA

Al forum italo-francese, la presidente della Commissione UE sottolinea la necessità di diversificare i legami economici

10 luglio 2025
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La platea romana, gremita di big dell'industria d'Italia e Francia, era tra le più sensibili. Di fronte a loro, Ursula von der Leyen ha scelto un tono severo. Non per rompere con Washington, ma per tracciare i contorni della nuova postura europea.

Anche qualora si giungesse a un'intesa sui dazi, ha ammonito, l'Europa "non è ingenua" e nulla garantisce che il rapporto di fiducia ormai incrinato con gli alleati transatlantici "possa tornare come quello di una volta". Il negoziato con Washington prosegue "senza sosta" alla ricerca di un'equazione complessa, composta da una tariffa base del 10%, dazi settoriali "più bassi possibili" e garanzie di stabilità per le imprese continentali che la reclamano insieme ad "aiuti" per far fronte alle ripercussioni che - è l'avvertimento - "comunque ci saranno".

La trattativa tra le due sponde dell'Atlantico è entrata "nella fase più intensa e probabilmente finale", ha confidato un alto diplomatico europeo, tradendo l'inquietudine che circola a Bruxelles per l'imprevedibilità dell'inquilino della Casa Bianca e la sua capacità di rimescolare le carte anche dopo aver annunciato una lettera in arrivo per l'Europa che - quarantotto ore - non è mai arrivata. Un quadro che, nella via indicata da von der Leyen al settimo forum italo-francese Confindustria-Medef, non può far altro che spingere l'Europa a lavorare "duramente" per rafforzare e diversificare i legami economici.

L'80% del commercio europeo - ha rassicurato nei giorni scorsi anche il capo negoziatore Maros Sefcovic, impegnato nel confronto con il duo statunitense Lutnick-Greer - avviene già con partner diversi dagli Stati Uniti. Ma, in attesa di scrivere "un nuovo capitolo" con Pechino - che, dal canto suo, è tornata ad attaccare le tariffe "arbitrarie" di Washington -, chiudere intese con India, Australia, Thailandia e Emirati Arabi, e cercare la stretta finale sul travagliato Mercosur, la sfida protezionistica lanciata dal tycoon è strutturale. Soprattutto, ha ammesso la numero uno di Palazzo Berlaymont, per un'economia come quella europea che conta su "esportazioni che valgono quasi un quinto del valore aggiunto".

Da qui il monito a essere "i miglior partner" di se stessi e investire sul potenziale dell'Europa, semplificando le regole e rimuovendo la soffocante burocrazia, dando così seguito a quei precetti dettati lo scorso anno da Mario Draghi per evitare la "lenta agonia" del continente. Parole accolte con favore dagli industriali italiani e francesi che, per bocca dei due presidenti Emanuele Orsini e Patrick Martin, hanno espresso la "forte preoccupazione" per uno scenario davanti al quale "occorrono misure di sostegno immediate per i settori colpiti". A partire da automotive, acciaio e alluminio, agroalimentare e farmaceutica. Poi l'esortazione a "non galleggiare", ma a "reagire", a cui hanno fatto eco anche il ministro Adolfo Urso ed Emma Marcegaglia.

I governi, stando a quanto è trapelato, sono stati informati formalmente dall'esecutivo Ue che "un accordo di principio potrebbe essere a portata di mano già nei prossimi giorni". E una nuova occasione di confronto politico è attesa nelle prossime ore, quando gli ambasciatori dei Ventisette si riuniranno a Bruxelles in sede Coreper, preludio all'incontro straordinario dei ministri competenti, convocato per lunedì nella capitale belga. Tutto dipenderà dalle evoluzioni, con l'auspicio - ancora vivo nei corridoi comunitari - di chiudere entro il fine settimana. Ma le differenze tra le capitali restano, tanto sulle forme dell'intesa quanto sul ventaglio delle contromisure. Gli occhi sono puntati sulla possibilità di sospendere, almeno temporaneamente, l'attivazione automatica dei primi controdazi europei, fissata per il 14 luglio, per non compromettere il dialogo. "La decisione è nelle mani della Commissione", ha confidato una fonte diplomatica, pur assicurando che, se i negoziati dovessero fallire, l'Europa è pronta a reagire anche con il secondo pacchetto di misure, ancora in fase di limatura. Laconico, però, il commento di Palazzo Berlaymont: "Non è stata ancora presa alcuna decisione in merito. Affrontiamo la situazione di ora in ora, Se c'è qualcosa da dire, la diremo".