Economia

Il CEO di Swatch propone una tassa del 39% sull'oro verso gli USA

Nick Hayek suggerisce una controffensiva commerciale per migliorare la posizione negoziale della Svizzera

13 agosto 2025
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Nella vertenza commerciale con gli Stati Uniti la Svizzera deve passare alla controffensiva, per esempio imponendo una tassa del 39% all'esportazione di oro verso gli Stati Uniti: ne è convinto il Ceo di Swatch Nick Hayek.

Dopo che il presidente americano Donald Trump ha affermato che l'oro rimarrà esentato dai dazi "noi svizzeri non dobbiamo semplicemente dire grazie", argomenta il 70enne in dichiarazioni al Blick. "È giunto il momento di passare all'offensiva", aggiunge. "La Svizzera dovrebbe applicare un'imposta del 39% sulle esportazioni di lingotti d'oro verso gli Usa. Proprio come fa Trump con le aziende produttrici di chip quali Nvidia".

Perché per l'imprenditore è chiaro: "Se Trump annuncia sul suo canale Truth Social che non applicherà dazi sui lingotti d'oro è perché evidentemente questo gli causa un grande danno. È lì che dobbiamo colpirlo. È il suo tallone d'Achille!".

"Sì, Trump si arrabbierebbe", riconosce il dirigente del gruppo orologiero di Bienne (BE). "Ma non importa. La Svizzera avrebbe una posizione negoziale migliore e potrebbe trattare". E anche se il piano non funzionasse, sarebbe comunque meglio della situazione attuale. "Se Trump non cedesse alle nostre pressioni, miglioreremmo comunque la bilancia commerciale con gli Stati Uniti, se gli americani non acquisteranno più lingotti d'oro attraverso la Confederazione. E la bilancia commerciale è proprio l'argomento addotto da Trump per giustificare i dazi esorbitanti contro di noi".

Il manager con un passato anche cinematografico (ha fra l'altro diretto e prodotto un film con Peter Fonda) mette in discussione l'approccio tenuto finora dal Consiglio federale. "La strategia diplomatica e difensiva seguita fino ad adesso non ha evidentemente funzionato. Alla fine i nostri negoziatori sono rimasti lì come boy scout in pantaloncini corti". A suo avviso la Svizzera deve ora dimostrare coraggio. "Che si tratti di dazi doganali del 39% o del 100%, ormai non ha più importanza", osserva. "La Svizzera deve finalmente avere il coraggio di ribaltare la situazione".

Sebbene nel primo semestre siano stati esportati negli Stati Uniti orologi elvetici per un valore superiore a 2,5 miliardi di franchi il presidente della direzione di Swatch non ritiene che l'attività della sua azienda sia in pericolo. "I consumatori vogliono acquistare qualcosa di esclusivo: semplicemente non compreranno più l'orologio negli Usa".

A suo dire gli americani aggireranno il balzello del 39%. "Siamo presenti su 100 navi caraibiche e lì vendiamo orologi esenti da dazi doganali: questo fenomeno è destinato ad aumentare. E gli americani attraversano il confine con il Canada o il Messico per comprare lì i segnatempo. Gli acquirenti di orologi cercano comunque sempre dove possono trovare il prodotto a un prezzo più conveniente".

A tal proposito il figlio del fondatore di Swatch Nicolas Hayek (1928-2010) cita alcuni esempi. Quando la Gran Bretagna ha abolito l'esenzione dall'IVA sugli orologi le vendite a Parigi sono aumentate di cinque volte. Lo stesso è accaduto in Cina, al momento in cui è stata introdotta una tassa sul lusso: gli acquirenti cinesi si sono spostati a Hong Kong o a Macao.