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Il Comitato pendolari Como-Lecco critica l’elettrificazione

Preoccupano la durata dei lavori, 885 giorni, e la conseguente chiusura della linea ferroviaria, senza miglioramenti del servizio per i viaggiatori

La stazione ferroviaria di Como
(Ti-Press/archivio)
4 febbraio 2025
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A giugno iniziano (forse) i lavori per l’elettrificazione del tratto tra Albate e Molteno, primo lotto di un’opera molto attesa (anche sul versante ticinese) e richiesta a gran voce da tanti anni. Entro la fine di febbraio, Rete ferroviaria italiana, il braccio operativo delle Ferrovie dello Stato, dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) appaltare i lavori che prevedono una spesa per 87 milioni di euro. La durata dei lavori, indicata nel progetto esecutivo, è di 885 giorni, quasi due anni e mezzo senza treni tra Como e Lecco. Tutto questo lo si è appreso da una presa di posizione del Comitato pendolari Como-Lecco, che è fortemente preoccupato per lo stop totale e di così lunga durata della linea ferroviaria. Preoccupazione che deriva anche dal fatto che (e questo è decisamente clamoroso) una volta terminata l'elettrificazione, il servizio per i viaggiatori della Como-Lecco non migliorerà, ma rimarrà identico a quello attuale.

Lo scrive Rfi: “L’implementazione dei servizi e nuovo materiale rotabile richiedono la realizzazione di ulteriori opere infrastrutturali (tra cui l’adeguamento dei marciapiedi ferroviari) e non rientrano nel progetto attuale. Quest’ultimo prevede solo interventi strettamente correlati all’elettrificazione della linea”. Insomma, una beffa. Ed è anche per questa incredibile “sorpresa” che il Comitato pendolari ha scritto al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti (Matteo Salvini), agli assessori regionali competenti e ai rappresentanti istituzionali dei territori coinvolti: “Una così prolungata chiusura della linea avrà ripercussioni pesanti su studenti, lavoratori, frontalieri e sul turismo: per cui chiediamo che il progetto di elettrificazione venga modificato, evitando così l’isolamento del nostro territorio per oltre due anni. L’elettrificazione un’opportunità fondamentale”, scrivono nella lettera Giovanni Galimberti e Cristina Vaccani (portavoce del Comitato pendolari), ma “una chiusura prolungata e la realizzazione di un’opera per la quale non si prevede un servizio alternativo adeguato, rappresentano un rischio che non possiamo permetterci”.

Continua la lettera: “Avevamo accolto con favore la richiesta di Regione Lombardia a Rfi, di prevedere tre fasi funzionali dei lavori: Albate-Cantù; Cantù-Merone; Merone-Molteno, così evitando la chiusura totale e prolungata della linea, garantendo almeno un servizio ferroviario parziale durante i lavori. Invece per Rfi si verificherebbe un aumento dei costi e dei tempi, dovuto appunto alla diversa cantierizzazione”. A una precedente sollecitazione, Rfi aveva infatti fatto presente che “la lottizzazione in 3 tratte funzionali è tecnicamente fattibile, ma comporta un incremento dei costi, un nuovo campo base e ripensare la logistica dell’opera, oltre all’allungamento dei tempi di esecuzione e per il rifacimento del progetto di fattibilità tecnico-economica”.