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Maxi frode tra Lugano e Novara: effettuati altri sequestri

La vicenda vede coinvolta una ventina di persone. Due fratelli e un broker milanese, attivi nel Luganese, sarebbero gli artefici della truffa

L’imprenditore ha legami con una squadra calcistica di Serie A
(Ti-Press)
9 marzo 2025
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Continuano gli strascichi della frode finanziaria tra Lugano e Novara, partita lo scorso autunno. La vicenda ha coinvolto un imprenditore novarese di 40 anni, già residente a Lugano, suo fratello di 43 anni, anch’egli residente a Lugano, e un broker milanese di 45 anni, residente a Canobbio e operante in riva al Ceresio. Tutti e tre sono agli arresti domiciliari. Lo stesso provvedimento cautelare è stato adottato per altri due novaresi, stretti collaboratori del 40enne imprenditore. Nell’ambito della stessa inchiesta, altre 16 persone sono indagate.

Nella mattinata di sabato, la Polizia di Novara e la Guardia di Finanza di Gallarate hanno notificato una nuova custodia cautelare al 40enne finanziere, anche in questo caso agli arresti domiciliari, ma con braccialetto elettronico, collegato alla Questura novarese. Il 40enne è accusato di riciclaggio: quasi 200mila euro sono finiti sui conti correnti di una società calcistica militante nel campionato di Serie A, il cui presidente è proprio l'imprenditore novarese. La somma è stata sequestrata dai conti correnti della società calcistica e da quelli del presidente.

Sabato mattina, nel corso di una perquisizione domiciliare, le fiamme gialle di Gallarate hanno sequestrato poco meno di 4mila euro e numerosa valuta estera (dollari statunitensi, rupie di Seychelles, pesos cubano e scellini kenioti): banconote rinvenute grazie al fiuto di un cane appositamente addestrato. È stato sequestrato anche un orologio Rolex Daytona. Per questa vicenda, altre 17 persone sono indagate per reati finanziari.

Per la maxi frode consumata sull’asse Novara-Lugano, i fratelli novaresi, che all’epoca dei fatti erano titolari di due società a Lugano, sono accusati di false fatturazioni emesse per creare un credito Iva inesistente, in parte utilizzato per compensare crediti reali. I fratelli imprenditori novaresi, secondo l’indagine ancora in fase preliminare, risulterebbero titolari di diverse società cartiere per l’emissione di fatture false dal 45enne broker milanese, con ufficio a Lugano e residenza sul lago Maggiore. Quest’ultimo è considerato dalla Guardia di Finanza e dall’Agenzia delle Entrate di Milano il ‘dominus’ di un vasto sistema basato su acquisti senza Iva nel settore del commercio comunitario e nel traffico internazionale di VoIP (voce tramite protocollo Internet).

Per questo filone d’inchiesta, nell’ottobre scorso, su disposizione del pm milanese Sergio Spadaro della Procura europea, è stato eseguito un sequestro preventivo di 97 milioni di euro. Le indagini non sono ancora concluse in diversi Paesi europei, tra cui anche la Svizzera.

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