Gli accertamenti di laboratorio hanno mostrato un livello molto alto di piombo di origine venatoria: qualcuno ha sparato al rapace protetto
Un’aquila reale morta e avvelenata dal piombo delle munizioni dei cacciatori è stata rinvenuta lo scorso aprile nelle acque del Lago di Lugano, a Porto Ceresio. Nel fine settimana lo ha comunicato il Gruppo insubrico di ornitologia (Gio), tramite un suo socio, Samuele Cassani, che ha trovato e recuperato l’esemplare di Aquila chrysaetos, una specie protetta, che dal 1992 non è più possibile cacciare. Il rinvenimento di Porto Ceresio e gli accertamenti di laboratorio dimostrano che qualcuno ha sparato all’aquila reale rinvenuta dalle parti del lido del comune rivierasco varesino. Allertata la Polizia faunistica provinciale, il corpo è stato recuperato e, d’intesa con Enrico Bassi, ornitologo specializzato in grandi rapaci alpini, è stato trasferito al Cras Valpredina, in provincia di Bergamo, per effettuare gli esami: dalle analisi è emerso un livello molto alto di piombo di origine venatoria che ne ha causato la morte. Si tratta dell’ennesimo caso sulle Alpi che conferma la grave e preoccupante situazione in cui versano i grandi rapaci in Lombardia. Per il presidente del Gio, Milo Manica è “urgente introdurre il divieto assoluto dell’uso di munizioni contenenti piombo, sostituendole con alternative atossiche, già disponibili sul mercato a costi comparabili con quelle tradizionali”. L’ultimo avvistamento di un’aquila reale risale a otto anni fa, quando sopra Porlezza fu fotografata una coppia che volava in direzione di Lugano.