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‘Ungherese volante’, venticinque richieste di rinvio a giudizio per traffico di oro

Per il capo dell'organizzazione chiesti tre anni di carcere, una multa di almeno 500mila franchi e il divieto di entrare in Svizzera

Sette tonnellate contrabbandate in cinque anni
(archivio Ti-Press)
23 giugno 2025
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Venticinque richieste di rinvio a giudizio sono state formulate dal pm Michele Pecoraro, della Procura di Como, nell'ambito dell'operazione ‘Ungherese volante’ che ha tracciato la strada maestra che ha consentito all'Ufficio delle dogane e della sicurezza dei confini (Udsc) di contestare a un 65enne comasco, a lungo residente a Lugano, attualmente domiciliato nell'Olgiatese, di essere stato a capo di una organizzazione che in cinque anni avrebbe contrabbandato dall'Italia 7 tonnellate di oro (per lui è stata proposta una pena detentiva di 3 anni, una multa non inferiore a 500mila franchi e il divieto di entrare in Svizzera per 10 anni).

Personaggio già noto a cronache giudiziarie (il suo nome ricorre in vari processi celebrati a Como), nell'inchiesta lariana è indicato come uno degli organizzatori di una consistente movimentazione di oro illegale – tra il 2019 e il 2021 – che veniva raccolto in Italia, per essere trasferito in Svizzera o Ungheria, per poi essere fuso in Liechtenstein, infine rivenduto in Germania. Nove degli indagati sono accusati di associazione a delinquere per riciclaggio, ricettazione e violazione delle normative sul mercato dell'oro. Fra di loro i tre promotori del sodalizio: oltre al 65enne, ci sono un 64enne ticinese di Pedrinate e un 51enne della Tremezzina. Gli altri sei sono corrieri di metalli preziosi, di cui uno residente a Campione d'Italia.

L'operazione ‘Ungherese volante’ è scaturita da una segnalazione giunta dall’autorità giudiziaria del Liechtenstein che chiedeva all’Italia accertamenti su una serie di persone sospettate di riciclaggio di oro. Le indagini successive sono state condotte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Como. Gli altri indagati (soprattutto titolari di Compro oro e gioiellieri) devono rispondere di reati fiscali. Il magistrato inquirente contesta complessivamente il trasferimento di una trentina di chili di oro a settimana, con una media di 5 chili al giorno. Oltre due tonnellate in due anni. Durante le indagini sono stati sequestrati 76 chili di oro destinati all’espatrio, per un valore di quasi 3 milioni e mezzo, un milione e 200mila euro in contanti, monili e pietre preziose del valore di 140mila euro.

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