Estero

Agguato a Milano contro ultrà milanista Luca Guerrini

L'attacco potrebbe essere legato a faide interne e affari economici tra gruppi ultrà e criminalità organizzata

9 maggio 2025
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Si torna a sparare a Milano per motivi che potrebbero essere legati a faide interne ai gruppi ultrà e ad affari economici collegati. Dinamiche simili a contesti mafiosi, già individuati, tra l'altro, all'interno delle curve di San Siro, e che tornano a preoccupare, nonostante le varie tranche di arresti che da settembre in avanti, nelle indagini di Polizia e Guardia di finanza hanno fatto piazza pulita di capi ultras e sodali accusati di associazione per delinquere, pure con l'aggravante di aver favorito la 'ndrangheta. E hanno risolto due cold case: un tentato omicidio e un omicidio.

Sempre per l'ipotesi di tentato omicidio, oltre che di detenzione illegale di arma, indaga ora la Direzione distrettuale antimafia, per l'agguato di ieri contro l'ultrà milanista Luca Guerrini, 27 anni. Un fatto che fa salire di nuovo la tensione. In mezzo al traffico in pieno giorno, poco dopo le 13 in via Imbriani, periferia nord, due uomini vestiti di scuro e con casco integrale si sono avvicinati a bordo di uno scooter all'auto del 27enne ferma al semaforo. Il passeggero del motorino è sceso e ha esploso tre colpi con una pistola scacciacani modificata.

Due colpi si sono conficcati nella macchina, senza colpirlo, mentre al terzo sparo l'arma si è inceppata e Guerrini è riuscito a scendere e a fuggire a piedi. In uno zaino, all'interno del bagaglio, gli investigatori hanno trovato una grande bandiera e uno striscione della curva milanista. Agli investigatori il 27enne ha raccontato di essere stato seguito per un tratto di strada dai due, ma di non avere idea del motivo per cui sia diventato un bersaglio. Anzi, ha lasciato intendere, senza dichiararlo esplicitamente a verbale, che potrebbe essersi trattato di uno scambio di persona. Una versione che non sembra credibile.

Guerrini, stando agli accertamenti, era legato a Luca Lucci, capo della Sud rossonera e in carcere dal 30 settembre dopo il maxi blitz con arresti anche dei capi della Nord interista, tra cui Andrea Beretta, ora collaboratore di giustizia e che ha ucciso lo 'ndranghetista Antonio Bellocco e ha ordinato l'uccisione del 2022 dell'ex leader ultrà Vittorio Boiocchi.

Il 27enne, che sarebbe salito di livello nella curva dopo gli arresti di 7 mesi fa scalando le gerarchie, è anche socio di un negozio di tatuaggi e barberia di una catena, la Barber Italian Ink, gestita da Lucci, sempre attento a quegli incassi. Anche su questo fronte sono in corso accertamenti. Fino a qualche mese fa, Guerrini era sottoposto al divieto di accedere alle manifestazioni sportive, dopo le indagini su uno striscione intimidatorio che venne messo sotto casa del giocatore dell'Inter Federico Dimarco. E dagli atti delle indagini risultava identificato assieme ad un'altra ventina di ultrà per uno scontro con i tifosi della Dinamo Zagabria nel 2022.

Oggi, intanto, nel processo abbreviato con più tranche sul caso curve è stato ascoltato ancora Lucci, che da varie udienze sta respingendo le accuse di essere stato a capo di un'associazione per delinquere. È accusato pure di essere il presunto mandante (lui continua a negare) del tentato omicidio del 2019 dell'ultrà milanista Enzo Anghinelli, che presenta analogie con l'episodio di ieri, sul quale va avanti l'analisi delle telecamere per arrivare ad individuare i due.

Mentre Mauro Russo, ex esponente della Nord, ex socio di Paolo Maldini e Bobo Vieri (estranei all'inchiesta) e soprattutto presunto intermediario in fatti di estorsione sul business dei parcheggi attorno allo stadio, dopo l'arresto del 5 maggio si è difeso in aula, assistito dall'avvocato, davanti al giudice per le indagini preliminari. "Io ero solo un consulente", ha messo a verbale.