Estero

Colloqui di pace in Vaticano dopo la telefonata tra Meloni e Papa Leone XIV

La Santa Sede pronta a ospitare negoziati per un cessate il fuoco tra Russia e Ucraina

20 maggio 2025
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Colloqui di pace in Vaticano. Lo scenario diventa una possibilità concreta dopo la telefonata di Giorgia Meloni al Papa, che ha confermato alla premier la disponibilità della Santa Sede a ospitare i negoziati. Un colloquio a cui si è poi aggiunto il confronto con Volodymyr Zelensky e alcuni leader, il finlandese Alexander Stubb, il francese Emmanuel Macron, il britannico Keir Starmer, il tedesco Friedrich Merz e la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, in cui è stato "concordato di mantenere uno stretto coordinamento tra i partner in vista di un nuovo round di negoziati finalizzato a un cessate il fuoco e a un accordo di pace".

Nell'ultima call con Donald Trump, dopo il colloquio fra il presidente americano e Vladimir Putin, Meloni, assieme a Merz, aveva sottolineato la necessità che Europa e Stati Uniti svolgessero un ruolo di mediatori fra Mosca e Kiev. Perché l'idea di lasciar proseguire i negoziati solo a livello bilaterale fra Russia e Ucraina non convince la premier, che avrebbe sottolineato come "qualcuno debba fare da giudice". In quell'occasione, spiega Palazzo Chigi, "è stato chiesto" alla presidente del Consiglio "di verificare la disponibilità della Santa Sede a ospitare i negoziati". E la telefonata con Leone XIV è andata secondo i migliori auspici. Meloni ha trovato "conferma" della disponibilità del pontefice "ad accogliere in Vaticano i prossimi colloqui tra le parti" e ha "espresso profonda gratitudine per l'apertura di Papa Leone XIV e per il suo incessante impegno a favore della pace".

Questa evoluzione va nella direzione a cui punta la premier, che da qualche giorno si è fissata l'obiettivo di restare saldamente ai tavoli della crisi ucraina, dopo le tensioni, soprattutto con la Francia, sulle riunioni dei Volenterosi e sul suo riferimento all'invio di truppe, respinto da Emmanuel Macron come "fake news". Bruno Vespa, il giornalista televisivo che nei suoi programmi e libri ha spesso raccolto le rivelazioni dei leader politici, ospitando Elly Schlein a 'Porta a porta' ha raccontato questa versione dello scontro di venerdì scorso a Tirana: "Lì è successo il protagonismo di Macron. Era previsto un bilaterale Zelensky-Meloni. Erano d'accordo di andare insieme alla riunione con gli altri. Macron ha preso Zelensky e se l'è portato a quella riunione. Meloni l'ha scoperto dopo, è successo un pasticcio. Da allora Zelensky non fa altro che scusarsi". Da qui l'ira della premier nei confronti del presidente francese. Chi invece avrebbe provato a includerla nell'incontro sarebbe stato Merz.

Poi gli americani hanno auspicato che fosse inclusa nella call alla vigilia della telefonata Trump-Putin. Così è stato poi in quella successiva. E così è destinato ad essere anche nei prossimi format di riunioni. Anche perché, si fa notare in ambienti comunitari europei, escludere Meloni rischia di alimentare un vento sovranista e filorusso. Mentre il londinese Times in prima pagina titola 'Pazzi per Meloni', con un articolo di colore dedicato al moltiplicarsi foto e immagini in cui molti leader internazionali si mostrano ben felici di farsi ritrarre con la presidente del Consiglio in atteggiamenti amichevoli, fra sorrisi e gesti galanti, quello con Macron non è l'unico fronte aperto. Sono a dir poco freddi anche i rapporti fra Meloni e il premier polacco Donald Tusk. E dopo l'incontro fra la premier e George Simion a ridosso del secondo turno delle presidenziali in Romania, secondo quanto raccontano fonti europee, è partita una moral suasion affinché eviti un endorsement per Karol Nawrocki, il candidato (sostenuto dal presidente di Ecr Mateusz Morawiecki) al ballottaggio alle presidenziali in Polonia.