Estero

Controversie e dimissioni scuotono la Gaza Humanitarian Foundation

La fondazione sostenuta dagli USA affronta critiche per la gestione degli aiuti a Gaza e dimissioni del direttore

26 maggio 2025
|

Oggetto di controversie e ombre fin dall'inizio, comincia nella bufera l'attività della Gaza Humanitarian Foundation, l'organizzazione umanitaria privata, sostenuta dagli Usa, alla quale Israele vuole affidare in via esclusiva la distribuzione degli aiuti a Gaza sostituendo le circa 200 Ong e le 15 agenzie dell'Onu.

Il direttore esecutivo Ghf Jake Wood, ex marine statunitense, si è dimesso "con effetto immediato" affermando che il sistema non può assolvere alla sua missione "rispettando rigorosamente i principi umanitari di umanità, neutralità, imparzialità e indipendenza". Nonostante ciò la fondazione annuncia di aver aperto oggi nella Striscia il primo punto di distribuzione di cibo e medicinali.

La fondazione, che ha sede a Ginevra da febbraio, si è impegnata a distribuire 300 milioni di pasti nei primi 90 giorni di attività. Ma le Nazioni Unite e le agenzie umanitarie tradizionali hanno già dichiarato che non collaboreranno con il gruppo, temendo che violi i "principi umanitari fondamentali" e il diritto internazionale.

I nodi contestati dall'Onu e dalle Ong sono due: il primo la riduzione estrema dei punti di distribuzione del cibo da circa 400 come adesso a soltanto quattro più grandi, tre nel sud e uno nel centro. Queste aree sarebbero sorvegliate da contractos di due compagnie private. La posizione degli hub ha portato ad accuse internazionali di favorire il trasferimento forzato dei gazawi, in quanto gli abitanti si sposterebbero verso sud per procurarsi cibo.

Il portavoce dell'Unicef, James Elder, ha chiarito che questa pratica avrebbe "consolidato ulteriormente gli sfollamenti forzati per scopi politici e militari e gli aiuti umanitari non dovrebbero mai essere usati come merce di scambio". L'altro nodo, oltre alla scarsa trasparenza sui fondi della fondazione e sulle regole d'ingaggio dei contractor, sarebbe la possibilità, annunciata da Israele a inizio maggio, di fare controlli biometrici, come il riconoscimento facciale, per identificare i palestinesi all'ingresso dei punti di distribuzione degli aiuti.

Oggi Hamas ha invitato i palestinesi di Gaza a non prendere parte alla distribuzione minacciando: "Chi collabora pagherà, saranno adottate le misure necessarie". Secondo Hamas, "il meccanismo della Ghf sarà utilizzato per raccogliere informazioni come la scansione dell'iride" oltre che "Israele sfrutterà gli aiuti per reclutare collaboratori". A farne le spese sono ancora una volta i civili a Gaza che, dopo due mesi di blocco, aspettano cibo, aiuti e medicine che stanno arrivando con il contagocce.