Israele e Iran si scambiano accuse mentre i negoziati sul nucleare rischiano di bloccarsi
L'Aiea mette l'Iran con le spalle al muro sul programma nucleare con due rapporti che denunciano l'esistenza di un programma militare segreto in passato e di un recente aumento di circa la metà delle scorte di uranio arricchito sino al 60% di purezza, ossia ad un passo (il 90%) dall'uso bellico: 408,6 kg, sufficienti, se ulteriormente arricchiti, per nove armi nucleari.
Immediate le reazioni di Israele e di Teheran, con reciproco scambio di accuse. "L'Iran è totalmente determinato a completare il suo programma di armi nucleari", ha denunciato l'ufficio del premier Benjamin Netanyahu, secondo cui il rapporto dell'Aiea "rafforza fortemente ciò che Israele afferma da anni: lo scopo del programma nucleare iraniano non è pacifico". Di qui l'appello alla comunità internazionale affinché "agisca ora per fermare l'Iran". Teheran dal canto suo ha accusato Israele di fornire informazioni "fuorvianti" all'Aiea, sostenendo che il rapporto dell'agenzia nucleare dell'Onu "è stato preparato per scopi politici" ed è "sbilanciato".
Le conclusioni dell'Aiea rischiano di causare un'escalation e di frenare i negoziati sul nucleare tra Usa e Iran, che secondo Donald Trump (almeno sino a ieri) potrebbero portare ad un accordo in un "futuro non troppo lontano". Proprio oggi il ministro degli esteri iraniano Abbas Araghchi ha annunciato su X di aver ricevuto a Teheran dal suo omologo omanita Badr al-Busaidi "gli elementi di una proposta statunitense che riceverà una risposta adeguata, in linea con i principi, gli interessi nazionali e i diritti del popolo iraniano".
Il rapporto "completo" dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, richiesto a novembre dal Consiglio dei governatori dell'Aiea, composto da 35 nazioni, apre la strada a una pressione da parte di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Germania per una risoluzione dello stesso Consiglio - nella prossima riunione del 9 giugno - che dichiari l'Iran in violazione dei suoi obblighi di non proliferazione. L'ultima volta risale a quasi 20 anni fa. Una risoluzione del genere farebbe infuriare Teheran e potrebbe complicare ulteriormente i colloqui con Washington, dopo i cinque round di colloqui mediati dall'Oman.
Questo nonostante il pressing anche di Riad, che secondo l'agenzia Reuters avrebbe recapitato alla leadership iraniana il messaggio che è meglio prendere sul serio l'offerta di Trump di negoziare un accordo per evitare il rischio di una guerra con Israele. Tel Aviv infatti resta sempre pronta a colpire i siti nucleari del nemico ed è stata trattenuta finora solo dall'intervento del tycoon, che vuole prima percorrere la strada diplomatica.
Le conclusioni dell'Aiea riducono gli spazi di manovra di Teheran. Il rapporto lancia un severo avvertimento sull'arricchimento dell'uranio, affermando che l'Iran è ora "l'unico Stato non dotato di armi nucleari a produrre tale materiale", un fatto che l'agenzia ha definito "seriamente preoccupante". L'Agenzia internazionale per l'energia atomica ha inoltre sottolineato che la cooperazione di Teheran continua a essere "meno che soddisfacente" sotto "diversi aspetti".
Comprese le tracce di uranio scoperte anni fa dai suoi ispettori in diverse località che la Repubblica islamica non ha dichiarato siti nucleari e che secondo l'Aiea "facevano parte di un programma nucleare strutturato non dichiarato portato avanti dall'Iran fino all'inizio degli anni 2000", con alcune attività che "hanno utilizzato materiale nucleare non dichiarato". Si tratta delle località di Varamin, Turquzabad e Marivan. Una quarta località non dichiarata, denominata Lavisan-Shian, non è mai stata ispezionata perché è stata rasa al suolo dall'Iran dopo il 2003.