Il premier spagnolo difende il governo e accusa la destra di volerlo rovesciare, escludendo dimissioni o rimpasti
"Condividiamo la delusione e l'indignazione. Ma siamo venuti a migliorare la vita della gente e continueremo ad andare avanti. Con lo stesso entusiasmo e la voglia del primo giorno. Contate su di me, Conto su di voi". Con questo messaggio oggi su X il presidente del governo spagnolo e segretario del Partito socialista (PSOE) Pedro Sánchez introduce una nuova lettera alla militanza socialista, in cui intona il "mea culpa" per i casi di corruzione che scuotono il partito e hanno aperto la più grave crisi politica dei suoi due mandati, cominciati 7 anni fa.
Dal primo paragrafo Sánchez si riferisce alla "mescolanza di sconcerto e tristezza" suscitata dalla pubblicazione di un rapporto dell'Unità centrale operativa della Guardia civile che implica l'ex ministro socialista José Luis Ábalos, il suo consigliere Koldo García, e l'ex responsabile di organizzazione e n.3 del PSOE, Santos Cerdán, in casi di presunta corruzione e tangenti in appalti pubblici.
Ma segnala la linea rossa, assicurando che "non saranno tollerati comportamenti incompatibili con i valori progressisti e femministi del PSOE", in relazione alle osservazioni oscene e vessatorie nei confronti di escort rivelate dagli audio dei colloqui fra i tre rivelati dal rapporto.
Il premier ammette l'affondo alla "reputazione del partito". Ma assicura che il PSOE e l'esecutivo "affrontano un'operazione di demolizione morale", che passa per la diffusione dei rapporti della Guardia civile "al servizio di un tentativo deliberato della destra per rovesciare un governo legittimo".
Nella missiva, il presidente del governo progressista difende "la fermezza" con la quale ha agito "chiedendo la rinuncia immediata di chi era implicato" nei casi di corruzione. "Senza sfumature né ambiguità. Senza mai confondere la lealtà con la complicità, né la presunzione di innocenza con l'impunità".
Sánchez ribadisce inoltre che "nessun partito è a salvo dall'infamia della corruzione" per poi passare all'offensiva contro l'opposizione. "Noi espelliamo chi ci tradisce; altri li proteggono. Noi denunciamo le pratiche corrotte; altri le coprono e le proteggono", scrive il premier.
Il segretario socialista, responsabile della nomina a capo della macchina organizzativa del PSOE prima dell'ex ministro José Luis Ábalos e poi di Santos Cerdán, entrambi nel mirino dell'inchiesta che ipotizza i reati di corruzione e associazione per delinquere, difende l'operato del governo. E giustifica il fatto che non fosse al corrente dei presunti casi rivelati dalla Guardia civile con il fatto che "il potere esecutivo non interferisce nelle indagini giudiziarie".
Pur riconoscendo l'esistenza di "corrotti", Sánchez sottolinea la presenza di "istituzioni che funzionano, una cittadinanza esigente e un governo che risponde". Rifiuta l'idea di "un sistema marcio" e da riformare, affermando che "la democrazia si difende dai casi di corruzione con la legge e la giustizia".
Il premier annuncia, infine, un "dibattito sereno" sulla vicenda, accusando la destra di voler "abbattere il governo a qualsiasi prezzo". E sfida di nuovo il leader del Partito popolare Alberto Núñez Feijóo a presentare una mozione di censura in parlamento, dove i popolari assieme all'ultradestra VOX non raggiungono la maggioranza.
Sánchez ha di nuovo escluso ieri dimissioni, un rimpasto del governo o di sottoporre a una verifica alla Camera bassa la maggioranza che sostiene l'esecutivo PSOE-Sumar, che in questo momento potrebbe non raggiungere l'asticella dei 175 deputati dopo lo smarcamento del partito della sinistra radicale Podemos. E ha iniziato un giro di colloqui con i portavoce parlamentari delle forze alleate, cominciato ieri con Sumar e che proseguirà oggi con Junts per Catalunya, il partito di Carles Puigdemont.