Estero

Escalation di violenza tra Iran e Israele con continui attacchi missilistici

Netanyahu punta a fermare il nucleare iraniano mentre la diplomazia cerca soluzioni a Ginevra

20 giugno 2025
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Aumentano i crateri e la distruzione in Iran e Israele, che non fanno concessioni sul terreno e continuano a scambiarsi salve di micidiali missili con l'obiettivo di bucare le rispettive difese, mentre la diplomazia cerca di porre un freno alla guerra sui tavoli di Ginevra.

Per Benjamin Netanyahu, l'obiettivo resta il medesimo: fermare il nucleare dell'Iran, "con o senza il contributo di Trump". E il capo di stato maggiore dell'Idf Eyal Zamir ha invitato gli israeliani a prepararsi a una "campagna prolungata" contro la Repubblica islamica. Prevedendo "giorni difficili" per la popolazione, che intanto subisce la risposta iraniana con la distruzione portata dai bombardamenti su Tel Aviv, Beer Sheba e di Haifa, importante porto e centro industriale dello Stato ebraico.

Nel frattempo il mondo spera nella diplomazia per fermare il bagno di sangue che a Gaza prosegue senza sosta: almeno 60 i morti nell'ultima giornata, 31 uccisi dal fuoco israeliano vicino ai centri di distribuzione degli aiuti. L'ennesima strage silenziosa dei palestinesi nella Striscia.

La difesa di questi ultimi giorni dall'Iran "è una sfida diversa da quelle che abbiamo conosciuto finora", ha riconosciuto Zamir. Come ormai è abitudine da una settimana, gli israeliani infatti si sono svegliati con le sirene dell'antiaerea, ancora una volta risuonate a Beer Sheva, nel sud, all'indomani dell'attacco che ha colpito l'ospedale Soroka della città. All'alba, un singolo missile balistico iraniano ha provocato un'ingente devastazione, colpendo un parcheggio vicino a edifici residenziali con diversi appartamenti distrutti, veicoli in fiamme, facciate di edifici e balconi crollati.

Sette i feriti, mentre le Guardie rivoluzionarie iraniane hanno rivendicato di aver attaccato una sede di Microsoft perché accusato di "collaborare" con l'esercito israeliano. Nel pomeriggio, i raid sono proseguiti con una salva di 25 missili che hanno fatto scattare l'allarme in tutto Israele, ma che hanno colpito direttamente Haifa, provocando 23 feriti di cui tre gravi, compreso un 16enne colpito dalle schegge.

Il presidente israeliano Isaac Herzog ha denunciato che il raid ha raggiunto la moschea di Al-Jarina, "ferendo religiosi musulmani e fedeli in preghiera", mentre secondo i media il missile è caduto non lontano dal porto, che insieme ad Ashdod rappresenta snodo marittimo importante per lo Stato ebraico. Lo sa bene Teheran, che tra i suoi obiettivi non smette di puntare alla città costiera israeliana, dalla quale intanto il colosso danese del trasporto marittimo Maersk ha deciso di sospensione temporaneamente gli scali, "dopo aver analizzato attentamente i rischi di minaccia relativi al conflitto". Dall'altra parte del fronte, il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha annunciato di aver ordinato di "intensificare gli attacchi contro obiettivi del regime a Teheran", per "destabilizzare" il regime.

Lo Stato ebraico continua a martellare la Repubblica islamica, rivendicando di aver distrutto decine tra lanciamissili e siti di stoccaggio dei razzi e di aver colpito decine di obiettivi a Teheran, tra cui un "centro di ricerca e sviluppo per il progetto di armi nucleari". Le autorità iraniane hanno riconosciuto da parte loro che 11 pasdaran sono stati uccisi in mattinata negli attacchi israeliani contro una base a Bostanabad. E hanno denunciato che l'aeronautica israeliana punta alle strutture civili, riferendo che un razzo ha danneggiato un ospedale di Teheran, portando a tre le strutture sanitarie colpite in una settimana di attacchi.

Intanto, il regime prova a tenere sotto controllo la popolazione, costretta tra la paura dei bombardamenti e quella della repressione: secondo l'ong Hrana, almeno 206 persone sono state arrestate in varie città dell'Iran per avere pubblicato online messaggi relativi al conflitto con Israele. Proseguono i blackout di internet, così come gli arresti per "spionaggio" in favore di Israele. Per ultimo, un cittadino europeo la cui identità resta sconosciuta. Di fronte a questo quadro, i Paesi si preparano a ogni scenario. E lavorano per proteggere i propri cittadini, compresi i diplomatici: Londra ha disposto il ritiro temporaneo del suo personale d'ambasciata dall'Iran. E anche la Svizzera ha chiuso "temporaneamente" la sua ambasciata a Teheran.