Estero

Il Regno Unito potenzia l'arsenale nucleare con 12 nuovi F-35

Londra annuncia l'acquisto di caccia americani per rafforzare la deterrenza NATO e rilanciare l'aeronautica

25 giugno 2025
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Una dozzina di F-35A americani per rafforzare l'arsenale nucleare britannico, integrarlo con la deterrenza NATO e allargare il potenziale non convenzionale dalla sola Royal Navy alla Royal Air Force. È il coniglio estratto dal cilindro del riarmo targato Londra da Keir Starmer, a margine del vertice dell'Alleanza atlantica dell'Aja.

Un coniglio che non salta fuori a sorpresa, in realtà, tenuto conto che il "Times" lo aveva anticipato già alcune settimane or sono, quando lo stesso premier aveva illustrato una revisione della Strategia nazionale sulla sicurezza improntata all'evocazione di sinistri scenari di guerra dinanzi alle "minacce" attribuite a paesi come la Russia, ma anche la Cina o l'Iran. E che tuttavia viene ora reso pubblico nei dettagli.

I 12 caccia "made in USA" - che verranno forniti al Regno nei prossimi anni - sono dotati di doppia capacità, essendo in grado di caricare sia armi convenzionali sia ordigni atomici (pure di produzione americana).

Downing Street ne rivendica l'acquisizione come "il più grande rafforzamento nucleare" del paese da almeno 30 anni a questa parte. Poiché, nelle parole del primo ministro laburista, "la pace non può essere data più per scontata" sullo sfondo dei movimenti tellurici di crisi geopolitiche quali quelle suggellate dalla guerra in Ucraina, dai conflitti in Medio Oriente o dall'escalation del confronto nel Pacifico.

L'iniziativa si tradurrà nella restituzione di "un ruolo nucleare" all'aeronautica di Sua Maestà, "per la prima volta dalla fine della Guerra Fredda". Con la prospettiva d'inserire questo stormo di jet nella missione Dual Capable Aircraft e quindi nella deterrenza collettiva dell'Alleanza atlantica. Un'aggiunta rispetto al deterrente nazionale del Regno - che peraltro resta centrale e al momento l'unico operativo - garantito esclusivamente dai sottomarini Trident.

Il tutto associato all'impegno "di investimenti miliardari" nell'ambito del target concordato oggi con i partner di un generale incremento delle spese belliche al 5% del PIL (il 3,5% per la difesa, l'1,5% per il comparto sicurezza) a partire dal 2035: impegno formalizzato da Starmer ancor prima del summit.

Un fiume di danaro, nelle intenzioni, che fa già volare in Borsa i titoli di aziende come la Babcock International, industria militare dell'isola specializzata proprio nella manutenzione dei sommergibili. E che, nelle promesse di sir Keir, dovrebbe garantire nel prossimo futuro la creazione di "20'000 posti di lavoro in più" in uno scenario economico per ora asfittico.

Non senza comportare tuttavia parallelamente tagli impopolari altrove, a cominciare dal fronte della spesa sociale, fra polemiche roventi. Come conferma il dilagare in patria della rivolta in seno alla stessa maggioranza di governo contro un annunciato progetto di legge di riforma del welfare destinato in particolare a falcidiare i sussidi per disabili e lavoratori in malattia, con l'obiettivo di risparmiare 5 miliardi di sterline all'anno dal 2030.

Testo, atteso da un primo voto alla Camera dei Comuni la settimana prossima, su cui pesa un emendamento killer firmato ormai da ben 130 deputati del Labour, in grado sulla carta di mettere in minoranza il "condottiero" in borghese Starmer.