Estero

Trump sul Mount Rushmore riaccende il dibattito negli Stati Uniti

Il New York Times esplora la fattibilità di aggiungere il volto di Trump al monumento storico

29 giugno 2025
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Che Donald Trump sogni di vedere il suo volto scolpito nel celebre Mount Rushmore in South Dakota, la montagna che ritrae i quattro presidenti George Washington, Thomas Jefferson, Theodore Roosevelt e Abraham Lincoln, non è un segreto. Lo aveva proposto nel 2019 durante il suo primo mandato e a gennaio, appena reinsediatosi alla Casa Bianca, la deputata repubblicana della Florida, Anna Paulina Luna ha presentato un disegno di legge per trasformare in realtà il desiderio del suo leader. Anche diversi commentatori di Fox News hanno proposto che il volto del quarantacinquesimo e quarantasettesimo presidente dovrebbe essere aggiunto al monumento in South Dakota nel 2026, in occasione del 250esimo anniversario della Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti. A marzo, il Segretario degli Interni Doug Burgum ha dichiarato in un'intervista con Lara Trump, nuora del presidente, che "c'è sicuramente spazio" per il volto di Trump sul Monte ma l'argomento è tornato alla ribalta in questi giorni con un articolo del New York Times che si chiede se sia possibile -filosoficamente, legalmente e ideologicamente - scolpire un nuovo volto sull'opera completata dopo 14 anni da Gutzon Borglum nel 1941.

Innanzitutto, sottolinea il quotidiano, c'è da considerare il punto di vista geologico ovvero il fatto che, per gli esperti, sulla montagna non c'è più spazio, nonostante le rassicurazioni del segretario. Poi c'è un tema artistico: l'opera era stata concepita per ritrarre quattro presidenti ed è un lavoro finito. E infine l'opposizione dei nativi americani locali, già contrari al monumento in sé perché giudicato simbolo del suprematismo bianco e di un razzismo strutturale. Di recente i nativi hanno anche protestato contro un progetto lanciato dallo stesso Trump per costruire il "giardino nazionale degli eroi americani" - con 250 sculture di "famosi statisti, visionari e innovatori americani" sulla base di una lista compilata dal presidente nel suo primo mandato - in un'area considerata sacra.