Arresto di Santos Cerdan e accuse di corruzione minano la leadership del premier spagnolo
Lo scandalo di corruzione che coinvolge tre ex dirigenti assedia il Partito Socialista Operaio Spagnolo (Psoe) e imbarazza il premier Pedro Sanchez, che sperava in un assist sulla scena globale di fronte della grave crisi interna.
L'arresto e la detenzione preventiva e senza cauzione di Santos Cerdan, ex numero tre del partito, con accuse di associazione per delinquere, corruzione e traffico di influenze, ha fatto irruzione alla IV conferenza internazionale sui finanziamenti allo Sviluppo a Siviglia. In piena conferenza stampa di Sanchez con Antonio Guterres, segretario generale dell'Onu.
L'immagine sotto i riflettori mondiali di Cerdan, entrato da uomo libero alla Corte Suprema e uscito - dopo un'ora e mezzo di deposizione davanti al giudice istruttore - su un furgone della Guardia Civile diretto al carcere madrileno di Soto del Real, "è demolitrice", hanno ammesso in casa socialista. Proprio a Siviglia era stato nominato sei mesi fa da Sanchez, leader del Psoe, a capo dell'organizzazione del partito, al posto di José Luis Abalos, ex ministro ai Trasporti, a sua volta implicato nell'inchiesta su presunte mazzette in appalti pubblici truccati, con il suo consulente Koldo Garcia. L'indagine, aperta un anno fa su forniture di materiale sanitario durante il Covid, si è poi allargata al periodo 2018-2023.
Alla luce degli sviluppi, il Partito Popolare e Vox all'opposizione vanno all'attacco e reclamano "immediate dimissioni", mentre gli alleati esigono "chiarezza". Arrivato al potere con la promessa di rigenerazione politica, il primo ministro affronta il peggiore momento dei suoi due mandati. La marea montante incombe anche sul Comitato federale del Psoe, convocato per sabato 5 luglio, dove Sanchez ha annunciato una profonda ristrutturazione del vertici del Psoe. E l'attesa è per il 9 luglio, quando il premier dovrà presentarsi alle Cortes per fornire spiegazioni agli alleati.
La bomba del coinvolgimento dell'ex braccio destro del premier nell'inchiesta era scoppiata il 12 giugno sulla base di registrazioni audio di conversazioni fra i tre, che per il magistrato inquirente rivelano "gravi indizi" di presunti "bonus in cambio dell'assegnazione irregolare di contratti pubblici". E aveva portato alle immediate dimissioni. Davanti al giudice istruttore oggi Cerdan - che ha risposto alle sole domande della difesa - ha negato le accuse, attribuendole a una "persecuzione" delle opposizioni politiche al governo progressista, dovuta al suo ruolo di negoziatore con i partiti nazionalisti baschi e catalani per l'investitura a premier di Pedro Sanchez, nel novembre 2023.
Tuttavia, nell'ordinanza con cui dispone la detenzione preventiva, per il rischio di fuga e inquinamento delle prove, il magistrato parla di "bottino milionario" e segnala Cerdan come "colui che si incaricava di realizzare gli incassi indebiti".
Alla notizia dell'arresto, Sanchez ha tentato di attutire il colpo, ribadendo la "fermezza" nel recidere ogni legame con l'ex esponente socialista. Ha assicurato "massima collaborazione con la giustizia" e sottolineato la "diversa posizione del partito che dirigo rispetto ad altre formazioni" coinvolte in scandali di corruzione. Due settimane fa il premier aveva intonato un drammatico 'mea culpa' e chiesto scusa ai cittadini - "non dovevamo confidare in lui" - scartando tuttavia dimissioni o elezioni anticipate. E smentendo con forza ogni accusa di finanziamenti illeciti.