Estero

Trump minaccia Musk di espulsione dagli Stati Uniti

Il presidente attacca il patron di Tesla dopo critiche al ‘Big beautiful bill’ e minaccia di deportarlo in Sudafrica

1 luglio 2025
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La tregua fra Donald Trump e Elon Musk è durata solo qualche settimana. Dopo la lite pubblica e il tentativo di riappacificazione di maggio, il presidente e il suo ex first buddy sono tornati a scontrarsi sui rispettivi social scambiandosi attacchi e minacce.

Il tycoon è addirittura arrivato a ipotizzare una possibile espulsione del patron di Tesla dagli Stati Uniti. "Senza i sussidi" per le auto elettriche, "Elon probabilmente dovrebbe chiudere bottega e tornare a casa in Sudafrica", ha tuonato Trump facendo affondare i titoli della compagnia del 7%.

A chi gli chiedeva se volesse e potesse deportare il miliardario, il presidente ha risposto secco: "Darò un'occhiata". Preso dalla rabbia, Trump ha anche minacciato di scagliare contro Musk il Dipartimento per l'efficienza del governo, quel Doge che il magnate guidava per condurre la battaglia dell'amministrazione contro le frodi e gli sprechi nella spesa pubblica.

"Il Doge dovrebbe forse guardare con attenzione" all'impero di Musk, beneficiario di importanti contratti pubblici: "ci sono sicuramente molti soldi da risparmiare", ha detto il tycoon.

La miccia che ha scatenato la furiosa reazione di Trump è stata ancora una volta il ‘Big beautiful bill’, sul quale i rapporti con Musk si sono originariamente incrinati. Il provvedimento fortemente voluto dal presidente, perché contenente tutte le sue promesse elettorali, è bollato come "irresponsabile" da Musk. La misura, ha spiegato il miliardario, causerà un aumento della spesa pubblica e del debito in grado di mandare in rovina gli Stati Uniti.

"Viviamo in un paese con un unico partito, il partito del maiale", ha detto senza giri di parole, tornando ad aleggiare la possibilità di fondare un "nuovo partito politico che si preoccupi davvero delle persone". Musk si è poi spinto a minacciare tutti i membri del Congresso che hanno sostenuto il provvedimento: "Dovrebbero vergognarsi. E perderanno le primarie nei prossimi anni, anche se fosse l'ultima cosa che farò su questa Terra", ha assicurato.

Affermazioni che il presidente non ha digerito e che hanno innescato la sua violenta reazione, in un momento cruciale per il ‘Big beautiful bill’ in Congresso. La misura è stata approvata dal Senato grazie al voto decisivo del vicepresidente JD Vance dopo che tre repubblicani si sono uniti ai 47 democratici e lo hanno bocciato. Rand Paul, Thom Hillis e Susan Collins si sono opposti a causa dei tagli al programma di assistenza sanitaria Medicaid, con i quali 12 milioni di americani perderanno la copertura.

Il provvedimento passa ora alla Camera, dove si trova ad affrontare un percorso a ostacoli. Il testo è infatti profondamente diverso da quello precedentemente approvato dai deputati e richiederà quindi più tempo per essere esaminato. Senza contare lo scetticismo dei repubblicani moderati ai tagli al Medicaid, con i quali il loro seggio rischia di vacillare alle elezioni di metà mandato del prossimo anno, complice anche l'impegno di Musk a far pagare loro un prezzo elevato.

A differenza dei senatori che hanno un mandato di sei anni, i deputati lo hanno solo di due e sono quelli quindi più esposti al giudizio degli elettori. Per i falchi repubblicani, invece, il testo varato dal Senato non prevede tagli sufficienti e andrebbe ritoccato.

Lo speaker Mike Johnson è chiamato a fare la sintesi delle diverse posizioni. "Agiremo velocemente", ha assicurato, impegnandosi in prima persona a centrare l'obiettivo del 4 luglio fissato da Trump per la firma della legge. Celebrando la vittoria in Senato, il presidente si è detto ottimista sulla capacità della Camera di agire in tempi rapidi e consegnargli un importante successo prima della pausa estiva e in vista delle prossime giornate infuocate che lo attendono. Fra l'incontro alla Casa Bianca con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, il cessate il fuoco a Gaza che vuole raggiungere entro la prossima settimana, e la scadenza del 9 luglio per i dazi.