Leader serbi denunciano doppi standard internazionali e chiedono giustizia per i massacri subiti
Dirigenti serbi e serbo-bosniaci hanno partecipato oggi a Bratunac, in Bosnia-Erzegovina lungo la Drina, al confine con la Serbia, a una cerimonia commemorativa in ricordo delle migliaia di serbi uccisi dalle forze bosniache musulmane durante il conflitto armato del 1992-1995.
Bratunac, località situata nella Republika Srpska, l'entità a maggioranza serba della Bosnia-Erzegovina, è a pochi km da Srebrenica, che tra una settimana sarà al centro di cerimonie ufficiali e molto partecipate per il 30/mo anniversario del genocidio di oltre 8 mila civili musulmani ad opera delle truppe serbo-bosniache al comando del generale Ratko Mladic.
Circostanza questa evocata in termini critici e polemici dai responsabili serbi, che denunciano i doppi standard della comunità internazionale, tutta concentrata a stigmatizzare i crimini dei serbi ma che ignora regolarmente i massacri perpetrati dai bosniaci musulmani ai danni dei serbi.
Furono circa 3.300, in prevalenza civili comprese donne, vecchi e bambini, i serbi uccisi a Bratunac e nella regione circostante della Drina durante la guerra di Bosnia. Per il leader serbo-bosniaco Milorad Dodik, "le vittime innocenti muoiono un'altra volta se vengono dimenticate, ed è per questo che siamo qui a onorarle". "Siamo ormai abituati a non avere giustizia per i serbi massacrati, e se si accertasse la verità, allora si farebbe luce su un altro evento in programma non lontano da qui fra qualche giorno", ha aggiunto Dodik con riferimento alle cerimonie in programma a Srebrenica l'11 luglio. "Non si vuole ammettere che anche qui a Bratunac ci sono stati responsabili di crimini".
"Purtroppo tale luogo e i nomi delle vittime serbe non vengono mai menzionati nell'opinione pubblica internazionale. Le loro sofferenze restano sconosciute, il loro dolore coperto dal silenzio", ha detto da parte sua la presidente del parlamento serbo Ana Brnabic. "La Serbia non cerca vendetta, ma vuole verità e giustizia", ha aggiunto, sottolineando che si continuerà a esigere che anche le vittime serbe vengano rispettate e onorate, e che i responsabili dei crimini ai loro danni vengano identificati e puniti.
La Serbia, ha affermato Brnabic, vuole la pace e la collaborazione, la stabilità nei Balcani. "Ma una pace che si fonda sulla menzogna non è una pace, è un pericoloso silenzio che può portare a nuove incomprensioni". A presiedere la cerimonia commemorativa di Bratunac è stato il patriarca serbo ortodosso Porfirije.