Il governo di Keir Starmer sotto pressione per i tagli ai fondi per l'istruzione e i sussidi sociali
Nuovi venti di rivolta contro il governo laburista britannico di Keir Starmer sui tagli della spesa sociale messi in cantiere nell'ambito di piani "di riforma" giustificati da presunti sprechi, oltre dalla necessità di far quadrare il bilancio a fronte della parallela impennata del budget per la difesa e il riarmo.
Archiviata a stento la ribellione interna al Labour sulla riduzione dei sussidi per disabili e lavoratori in malattia, che la settimana scorsa ha costretto il premier a un'imbarazzante mezza retromarcia in extremis in Parlamento, sotto tiro c'è ora - come riportano stamane i maggiori giornali del Regno - il progetto di un ridimensionamento dei fondi per il ministero dell'Istruzione destinati al sostegno nelle scuole di studenti con difficoltà di apprendimento ("with special educational needs").
Una lettera aperta sottoscritta da varie organizzazioni impegnate nel sociale è stata pubblicata oggi sul progressista Guardian per sollecitare un ripensamento al riguardo, dopo che ieri la ministra dell'Istruzione, Bridget Phillipson, non ha escluso l'ipotesi di tagli nel settore: sostenendo di aver ereditato "un sistema a pezzi".
Contrari si sono intanto dichiarati diversi deputati di maggioranza già protagonisti della fronda di massa della settimana scorsa, mentre la stampa sottolinea come l'autorità di Starmer appaia sempre più scossa. Senza escludere ipotesi per ora teoriche di un cambio di leadership nel partito (e quindi nel governo) di qui a un anno laddove i sondaggi attuali che vedono il Labour scavalcato dalla destra trumpiana di Reform UK di Nigel Farage continuassero ad andare male. E soprattutto laddove il cruciale voto amministrativo del maggio 2026 si risolvesse in un disastro.
Intanto il conservatore Daily Telegraph rilancia l'indiscrezione di una possibile svolta obbligata dell'esecutivo rispetto alle promesse di non incremento della pressione fiscale e all'originaria politica economica pragmatico-moderata di sir Keir, a causa dei "cedimenti" sui tagli: con l'introduzione di tasse aggiuntive sui redditi più alti evocata ormai apertamente da esponenti laburisti di spicco come l'ex leader lord Neil Kinnock.