Indagine rivela coinvolgimento di figure insospettabili nella sparizione di migliaia di bambini dal 2013 al 2020
In Siria anche le pietre sanno che migliaia di bambini sono scomparsi nel corso degli anni nelle famigerate carceri del passato regime.
Meno noto è invece quello che sta emergendo dall'inchiesta giudiziaria in corso, nel contesto del cambio di potere avvenuto a dicembre, sulla tratta di più di 3mila minori: finiti dietro le sbarre e poi usati dallo stesso regime come ostaggi politici, o venduti come "orfani" al mercato interno e, forse, a quello straniero.
La notizia che ha suscitato scalpore è stato l'arresto, nei giorni scorsi, di due ex ministre siriane. E questo nell'ambito delle indagini sulla sparizione, dal 2013 al 2020, di circa 3.500 bambini siriani, anche se le fonti parlano di un numero che potrebbe superare le 5mila unità.
Al vertice di quello che viene descritto come un sistema ben oleato in cui un po' tutti facevano affari, appare l'ex First Lady, Asma al-Asad, moglie del deposto raìs, Bashar al-Assad, al potere per un quarto di secolo e poi fuggito a Mosca con la famiglia. Per ora, però, le prove, trapelate dall'inchiesta, sono frammentarie ed esposte al fisiologico inquinamento ideologico in un contesto di difficile transizione politica in corso dopo più di mezzo secolo di potere repressivo e dopo 14 anni di guerra civile.
Le indicazioni finora emerse circa i crimini commessi dal 2013 al 2020 sono fornite in larga parte da una serie di ammissioni fatte da una decina di persone, tutte donne, finite in carcere, nell'ambito dell'inchiesta, per aver gestito gli aspetti logistici e operativi della tratta dei minori. All'epoca dei fatti, queste donne erano responsabili di orfanotrofi e associazioni caritatevoli coinvolte nel sistema. La maggior parte delle persone arrestate hanno ricoperto incarichi dirigenziali in questo settore fino al momento del loro arresto.
A seguito di queste testimonianze sono scattati gli ordini di arresto nei confronti delle due ministre per gli affari sociali, Kinda Shammat e Rima Qadiri, rispettivamente in carica dal 2013 al 2015 e dal 2015 al 2020. Si tratta di due figure da più parti definite "insospettabili". Anche per questo, secondo alcuni commentatori le due ex ministre sono state "costrette a eseguire ordini" impartiti dall'alto ed eseguiti dalla temibile polizia segreta del regime.
Erano infatti gli sgherri delle varie agenzie di controllo e repressione degli Assad ad avviare la sequenza infernale per bambini e ragazzini. L'odissea cominciava con l'arresto: prelevati e a lungo dimenticati nelle carceri, in alcuni casi assieme ai genitori, per lo più donne, attiviste, dissidenti, semplici cittadine accusate di essere "terroriste", i minori venivano in seguito trasferiti in orfanotrofi o "centri sociali". Qui venivano "trasformati" con un'altra identità per essere poi "venduti al mercato interno o straniero".
Oppure, affermano le fonti, rimanevano nel limbo, senza poter mai ricevere visite, in attesa di essere scambiati come "ostaggi" per costringere i loro genitori a pagare ingenti somme di denaro o, se ricercati dal regime, a costituirsi in cambio del rilascio dei minori. Le informazioni diffuse ai media affermano che la pratica di sequestro dei minori è diventata sistematica dal 2013 e si è protratta almeno fino al 2020. Ma casi di arresto indiscriminato di bambini nelle carceri siriane sono attestati ben prima dello scoppio della guerra nel 2011 e dopo il 2020.