Zelensky chiede maggiori investimenti in difesa e sanzioni più forti contro la Russia
È l'unità, il messaggio immediato della call che dalla Conferenza per la Ripresa dell'Ucraina a Roma si è collegata a Northwood, in Regno Unito, con Keir Starmer ed Emmanuel Macron per fare il punto sui Volenterosi per Kiev. Perché per la prima volta, al formato hanno partecipato anche gli Stati Uniti con l'inviato di Trump, Keith Kellogg.
"Un segnale molto importante", secondo Volodymyr Zelensky che dal Centro congressi La Nuvola di Roma accanto a Giorgia Meloni, si è detto "sicuro" che l'apporto americano "potenzierà insieme la coalizione". Ma tra il dire e il fare c'è di mezzo Donald Trump, e il suo equilibrismo tra Mosca e Kiev. Testimoniato plasticamente dal segretario di Stato USA Marco Rubio, che in Malesia ha incontrato l'omologo russo Sergei Lavrov, indicando prima che le sanzioni più dure a Mosca restano un'opzione. Poi che Mosca ha condiviso una "nuova idea" sul futuro del conflitto in Ucraina, che sottoporrà al tycoon.
Al momento, non è dato sapere quale sia il contenuto di questo "concetto" espresso da Lavrov a Rubio, che dopo aver espresso delusione per la rigidità del Cremlino sul conflitto, ha sottolineato la necessità di una "roadmap" per raggiungere la pace. Ma per Zelensky c'è poco da discutere, perché "la Russia non si sta preparando per la pace. Invece c'è di nuovo l'ennesima escalation del livello di violenza", e "non vedremo presto un cessate il fuoco".
Con questa premessa, la prima direttrice del sostegno invocato da Kiev riguarda maggiori investimenti per la difesa: "Dobbiamo intercettare i droni, servono nuovi missili, servono nuovi sistemi di difesa. E incoraggio tutti i nostri partner ad aumentare i fondi, aumentare gli investimenti", ha detto il leader ucraino in un appello ribadito poi in particolare a Giorgia Meloni: "Saremmo lieti di vedere investimenti italiani in tutto ciò che protegge le vite in Ucraina", ha detto dopo aver incontrato la premier, che intanto ha confermato il sostegno a Kiev anche attraverso la "cooperazione tra le nostre industrie della difesa", e rivolgendosi ai volenterosi ha parlato di aumentare la "pressione e la deterrenza".
Che ci sia stato un cambio di passo rispetto ai mesi scorsi sembra confermarlo lo stesso Zelensky in serata: con i Volenterosi si è parlato di armi e "ci saranno sempre più investimenti per quanto riguarda questo tipo di produzione, in modo particolare di droni", ha assicurato il leader ucraino. E soprattutto, ci sono segnali incoraggianti sulla ripresa delle forniture USA e sul tema della difesa aerea: "Con il presidente Trump abbiamo un dialogo positivo sui sistemi Patriot. Noi abbiamo fatto una richiesta, 10 sistemi, di questo si sta parlando. La Germania ha detto che può pagare, e c'è un accordo, quindi desidera pagare per due sistemi", ha annunciato Zelensky. Confermando quanto già dichiarato in mattinata da Friedrich Merz secondo cui Berlino sta "trattando" con gli americani in questo senso. "Poi, quattro sistemi da parte della Norvegia e ci sono altri accordi bilaterali", ha spiegato il leader di Kiev, evocando un vero e proprio "schema di finanziamento" pronto a concretizzarsi.
Nel frattempo, Kiev e Londra hanno firmato a Roma un accordo per la consegna di 5'000 nuovi missili di difesa anti-aerea modello Thales, definito "storico" dai media ucraini. E dal Regno Unito è giunto il segnale di una svolta anche operativa dei Volenterosi: dopo aver evocato "più pressione" su Putin, Keir Starmer ed Emmanuel Macron hanno annunciato che i piani per la forza di peacekeeping postbellica dei volenterosi "sono pronti", e che un "quartier generale della coalizione è già aperto a Parigi.
Il tema della difesa militare va di pari passo con un altro strumento chiave di pressione su Mosca: "Abbiamo bisogno di sanzioni forti dagli Stati Uniti", ha detto Zelensky durante la call, ringraziando poi i senatori USA Richard Blumenthal e Lindsey Graham - anche loro presenti alla riunione a Roma - per l'iniziativa al Congresso USA in questo senso. Un appello che trova la sponda di Meloni, che ha chiesto di "rafforzare la pressione nei confronti della Russia, soprattutto utilizzando lo strumento delle sanzioni".