Il Cremlino analizza le dichiarazioni di Trump mentre la Russia rafforza i legami con Cina e Corea del Nord
Putin non commenta pubblicamente, non volendo mettere a repentaglio l'ambiguo rapporto instaurato con Donald Trump. Il presidente russo ha "bisogno di tempo per analizzare ciò che è stato detto" dal tycoon, fa sapere il Cremlino.
Ma fonti a lui vicine, citate dalla Reuters, dicono che il leader russo non ha alcuna intenzione di fare marcia indietro in Ucraina, nemmeno di fronte alla minaccia delle sanzioni americane.
Il presidente russo, insomma, rimane imperturbabile e intende continuare a combattere fino a che l'Occidente non accetterà le sue condizioni per la pace, hanno affermato tre intervistati con accesso al vertice del potere. Le sue richieste territoriali, anzi, potrebbero ampliarsi con l'avanzata delle forze russe che anche nelle ultime ore, secondo quanto affermato dal ministero della Difesa, hanno conquistato due villaggi nella regione del Donetsk.
Per il capo del Cremlino, quindi, l'economia e le forze armate russe sono abbastanza forti da resistere a ulteriori misure occidentali. "La Russia sta già affrontando un numero senza precedenti di sanzioni, ma non ho dubbi che ce la faremo", ha confermato il ministro degli Esteri, Serghei Lavrov.
Il capo della diplomazia di Mosca parlava dalla Cina, dove ha concluso una missione volta a rafforzare i legami con due alleati chiave in questo delicato frangente. Dapprima ha incontrato a Pyongyang il leader nordcoreano Kim Jong-un, che gli ha già fornito migliaia di soldati nella durissima battaglia per respingere oltre frontiera le truppe d'invasione ucraine nella regione del Kursk.
E ora si è impegnato ad inviare contingenti di sminatori per bonificare un territorio che gli ucraini hanno infestato di mine. Poi Lavrov ha visto a Pechino il presidente cinese Xi Jinping, che ha ribadito la vicinanza alla Russia affermando che i due Paesi devono "rafforzare il loro sostegno reciproco".
La Cina, che non ha mai ammesso alcun aiuto militare a Mosca, si è schierata apertamente contro le nuove sanzioni minacciate da Trump, che la colpirebbero direttamente. Il presidente Usa si riserva infatti di introdurre dazi del 100% ai partner commerciali della Russia se non si arriverà ad un accordo di pace in Ucraina entro 50 giorni. E Pechino, con un interscambio di 240 miliardi di dollari con Mosca, è tra i principali importatori di petrolio russo, da cui derivano buona parte delle entrate utilizzate per finanziare lo sforzo bellico.
La Repubblica popolare "si oppone fermamente a qualsiasi sanzione unilaterale illegale" ed è convinta che "la coercizione e le pressioni non portino da nessuna parte", ha chiarito il ministero degli Esteri. Lavrov, del resto, si è detto sicuro che i partner della Russia non l'abbandoneranno, perché non rinunceranno "alla loro politica indipendente".
D'altro canto il ministro degli Esteri russo ha assolto Trump da ogni sospetto di cercare una sconfitta della Russia in Ucraina. Secondo Lavrov, sono piuttosto "la Nato e l'Unione europea" che stanno esercitando "una enorme e inappropriata pressione" sull'inquilino della Casa Bianca per convincerlo a continuare le forniture di armi a Kiev allo scopo di prolungare il conflitto.
È la stessa attenzione ad evitare la rotta di collisione con Trump a dettare le parole del portavoce del Cremlino. Putin commenterà l'annuncio del tycoon "se e quando lo riterrà necessario", ha dichiarato Dmitry Peskov. Che poi evita i toni polemici anche commentando quanto scritto dal Washington Post su un presunto incoraggiamento di Trump al presidente ucraino Volodymyr Zelensky a bombardare Mosca e San Pietroburgo. A volte, commenta il portavoce, ci sono false notizie diffuse "anche da quelle pubblicazioni che prima consideravamo molto rispettate".