Estero

Scadenza vincolante per i dazi USA il 1° agosto

L'Europa intensifica gli sforzi per un accordo, ma si prepara a possibili ritorsioni

20 luglio 2025
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Gli Usa sono irremovibili: il segretario al Commercio americano, Howard Lutnick, ha assicurato oggi che il primo agosto "è una scadenza vincolante per i dazi". Tuttavia ha espresso ottimismo: "Sono fiducioso che troveremo una soluzione. Credo che tutti questi Paesi chiave capiranno che è meglio aprire i loro mercati agli Stati Uniti piuttosto che pagare dazi significativi", ha aggiunto in un'intervista a Cbs.

Insomma, è partito il conto alla rovescia in vista del momento della verità. Nei prossimi 10 giorni l'Europa intensificherà i suoi sforzi per ottenere un'intesa con gli Stati Uniti, convinta che i dazi sarebbero un male per tutti. Ma allo stesso tempo, malgrado le parole del segretario al Commercio, non vuole farsi troppe illusioni ed evitare di trovarsi impreparata ove mai si andasse alla rottura finale con Donald Trump.

L'Ue, ormai da giorni, è bloccata in questo limbo, fedele al vecchio adagio: "Spera per il meglio, preparati al peggio". E se le cose dovessero andare male è inevitabile pensare alla possibile reazione, la più unitaria e efficace possibile.

Ancora nessuna riunione del Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper) è stata formalmente convocata, ma trapela a Bruxelles la possibilità che i rappresentanti dei 27 possano vedersi tra martedì e mercoledì e fare insieme il punto su come procedere per formulare il piano di misure per rispondere alla possibilità di un mancato accordo con gli Usa.

Incalzati dalle domande, i portavoce della Commissione ribadiscono come un mantra che tutti sono "profondamente impegnati nei negoziati con gli Stati Uniti per trovare un accordo negoziato e reciprocamente vantaggioso". Aggiungono che i team tecnici e politici sono pienamente coinvolti, precisando anche che il confronto ai massimi livelli rimarrà costante anche mercoledì e giovedì prossimi, quando la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, volerà in Giappone e in Cina: "Questa missione in Oriente va di pari passo con i nostri negoziati commerciali con gli Stati Uniti.

Nello stesso tempo - continua un portavoce - il confronto con gli Usa non ci impedisce di continuare a collaborare con partner che condividono gli stessi ideali, come con l'India, il Regno Unito, il Canada, Australia e ora Giappone. Paesi - conclude - con cui abbiamo molti valori e sfide in comune, tra cui il commercio, il digitale e la difesa".

Detto questo, le misure sul tavolo restano quelle note: l'Ue ha già approvato potenziali dazi per 21 miliardi pronti a scattare il 6 agosto in risposta alle tariffe sui metalli, e un'ulteriore lista con altri 72 miliardi di prodotti per rispondere ai dazi reciproci e a quelli sulle auto. Ma ormai tutti pensano anche al dopo, alla terza fase. E soprattutto all'eventuale ricorso del cosiddetto bazooka, così come è stato ribattezzato lo strumento anti-coercizione.

Sinora tutte le fonti ne parlano come una misura estrema e il suo utilizzo come una sorta di ultima chance, al momento improbabile. Però resta sullo sfondo e oggettivamente rischia di dividere i 27 tra falchi e colombe. I più duri, pronti a usarlo, sono i francesi e gli spagnoli, ma anche gli austriaci e i danesi sarebbero d'accordo a rispondere colpo su colpo a Trump.

Sul fronte opposto, quello delle colombe, c'è l'Italia attenta al suo ruolo di interlocutore privilegiato con Washington, la Germania, tentata dall'asse franco-tedesco, ma su questo scenario molto più prudente, la Polonia e soprattutto i baltici. Infine l'Ungheria di Viktor Orban, da sempre molto vicino a Trump.