Estero

Escalation di tensioni tra Thailandia e Cambogia lungo il confine

Scontri armati e dispute territoriali aggravano le relazioni tra i due Paesi, con implicazioni politiche interne

Gli scontri con colpi di artiglieria lungo il confine tra la Cambogia e la Thailandia rappresentano una nuova escalation di tensioni mai sopite, incentrate su una disputa di confine e intrecciate a motivi di ordine interno ai due Paesi.

La controversia di confine tra Thailandia e Cambogia affonda le sue radici nella delimitazione di epoca coloniale della frontiera, ai tempi dell'Indocina cinese. Il confine, lungo oltre 800 chilometri, resta in larga parte mal delimitato, soprattutto nelle zone montuose e di foreste che separano le province thailandesi di Surin e Sisaket da quelle cambogiane di Oddar Meanchey e Preah Vihear.

Al centro della controversia vi sono diversi templi di epoca khmer, tra cui il celebre Preah Vihear (che è inserito nella lista dei siti patrimonio Unesco) e il meno noto ma importante Prasat Ta Muen Thom: entrambi si trovano su aree rivendicate sia da Cambogia che da Thailandia.

Nonostante la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia del 1962, che assegnò il tempio di Preah Vihear alla Cambogia, le aree circostanti restano oggetto di forti rivendicazioni territoriali e scontri a fuoco ricorrenti, culminati tra il 2008 e il 2011 con almeno 28 morti e migliaia di sfollati.

Questa rivalità di lungo corso è stata pochi giorni fa nuovamente innescata dallo scoppio di una mina antiuomo nella zona contesa, che ha gravemente ferito un soldato thailandese. Secondo l'esercito di Bangkok, si tratterebbe di mine recentemente collocate dalle forze cambogiane, accusa smentita da Phnom Penh.

In risposta all'incidente, il governo thailandese ha chiuso diversi valichi di frontiera, ha espulso l'ambasciatore cambogiano e ha richiamato il proprio ambasciatore da Phnom Penh. La Cambogia ha reagito in modo speculare, abbassando le relazioni con la Thailandia "al livello più basso".

Le tensioni politiche sono quindi sfociate nello scontro armato. Secondo l'esercito thailandese, le forze cambogiane hanno aperto il fuoco nei pressi del tempio Prasat Ta Muen Thom, nell'area da anni sorvegliata da contingenti militari di entrambe le parti. Phnom Penh accusa invece la Thailandia di aver condotto un attacco armato contro postazioni cambogiane, invocando il diritto all'autodifesa ai sensi del diritto internazionale.

Le tensioni sono in realtà aumentate in modo costante negli ultimi due mesi. E ci sono anche fattori politici interni da tenere in considerazione. Il nuovo primo ministro cambogiano Hun Manet, figlio dell'ex leader Hun Sen, ha recentemente annunciato che nel 2026 entrerà in vigore il servizio militare obbligatorio, una decisione giustificata pubblicamente proprio con l'"aggravarsi delle minacce provenienti dalla Thailandia". Contestualmente, Phnom Penh ha interrotto le importazioni di carburante e frutta dalla Thailandia, un gesto che ha avuto l'effetto di raffreddare ulteriormente i rapporti.

La disputa deragliata in scontri di artiglieria accresce l'instabilità nel Sud-est asiatico, dove si registrano diversi punti di crisi - dal Myanmar al Mar Cinese Meridionale - e l'apertura di un nuovo fronte, anche se circoscritto, rischia di destabilizzare ulteriormente l'area. L'Asean, l'associazione delle nazioni del Sud-est asiatico, ha finora mantenuto una posizione prudente, ma cresce la pressione affinché venga attivata una mediazione diplomatica.

Entrambi i governi dichiarano pubblicamente di non voler un conflitto su larga scala, ma la retorica bellica e le misure di ritorsione adottate da entrambe le parti vanno in altra direzione. Permane la memoria degli scontri di oltre un decennio fa e con la crescente militarizzazione delle aree di confine, il rischio che la crisi sfugga di mano è concreto.

La disputa frontaliera nutre pulsioni nazionalistiche e le difficoltà interne ai due Paesi complicano il quadro. In Cambogia, l'economia ha seri problemi e il premier Hun Manet (figlio dell'ex uomo forte Hun Sen) non ha ancora consolidato la propria autorità. Nel frattempo, Hun Sen continua a influenzare la politica nazionale e sembra intenzionato a strumentalizzare il conflitto per rafforzare la propria posizione sfruttando argomenti di matrice nazionalista.

In Thailandia, il governo è fragile e basato su una coalizione instabile. Thaksin Shinawatra, ex premier e figura influente dietro le quinte, si è detto furioso con Hun Sen, dopo che quest'ultimo avrebbe fatto trapelare una conversazione privata, portando alla sospensione della figlia di Thaksin, Paetongtarn, dall'incarico di Primo Ministro da parte della Corte Costituzionale thailandese.

Sono stati imposti blocchi commerciali: la Cambogia ha vietato l'importazione di frutta, verdura, energia e servizi internet dalla Thailandia. Entrambe le nazioni hanno intensificato la presenza militare nella zona di frontiera.