Estero

Tensione tra USA e Francia sul riconoscimento dello Stato di Palestina

Trump critica Macron, mentre la Francia difende la sua posizione all'ONU. Divergenze anche tra gli alleati europei.

25 luglio 2025
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Il riconoscimento dello Stato di Palestina non è un favore al movimento islamista Hamas al potere a Gaza, anzi "dà torto" ai terroristi e "ragione agli attori palestinesi che hanno scelto il dialogo e la pace". Di fronte alle critiche di Israele e Stati Uniti, la Francia del presidente Emmanuel Macron tira dritto sulla decisione di riconoscere lo Stato palestinese nella prossima assemblea generale dell'Onu a settembre, diventando il 148esimo paese a farlo.

Il più sferzante è stato, come di consueto, il presidente degli USA Donald Trump che, interpellato sull'argomento prima di volare in Scozia, ha tagliato corto: "Quello che dice Macron non importa, non ha alcun peso". Riecheggiando le accuse già rivolte al capo dell'Eliseo lo scorso giugno al termine del vertice del Gruppo dei sette (G7, di cui fanno parte Canada, Francia, Germania, Regno Unito, Italia, Giappone e Stati Uniti) in Canada ("Emmanuel sbaglia sempre"), questa volta il presidente americano si è tuttavia apprestato a dire che "è un bravo ragazzo".

A definire in termini più concreti la posizione degli Stati Uniti sull'argomento è stato il segretario di Stato Marco Rubio che sulla rete sociale X ha spiegato: "Questa decisione sconsiderata non fa che alimentare la propaganda di Hamas e ostacola la pace. È uno schiaffo in faccia alle vittime del 7 ottobre".

Tesi respinta dal ministro degli esteri francese Jean-Noël Barrot che ha ribadito come la soluzione a due Stati sia "l'unica via per una pace duratura". A plaudire all'iniziativa di Parigi sono state invece Russia e Cina, così come l'Arabia Saudita che con la Francia presiederà la prossima settimana una riunione a New York sulla soluzione a due Stati, già prevista lo scorso giugno ma rinviata a causa dell'attacco israeliano all'Iran.

Cauti sull'argomento si sono mostrati gli stretti alleati di Macron - il cancelliere tedesco Friedrich Merz e il primo ministro britannico Keir Starmer - che, pur senza criticare la fuga in avanti di Parigi, hanno fatto sapere di ritenere prematuro il riconoscimento dello Stato di Palestina. I leader di Francia, Germania e Regno Unito si sono poi sentiti nel pomeriggio in una chiamata che non aveva la questione all'ordine del giorno, ma che puntava a incalzare Israele affinché ponga "subito" fine alla "catastrofe umanitaria" in corso e apra la Striscia "all'afflusso di aiuti".

Il governo del premier israeliano Benyamin Netanyahu dal canto suo continua a negare che a Gaza ci sia una "carestia", come denunciato dall'Onu, da organizzazioni non governative e da un numero sempre maggiore di cancellerie. Ma ha acconsentito che paesi stranieri lancino cibo sulla Striscia dagli aerei: una modalità già percorsa all'inizio della guerra, costata anche la vita a diversi civili colpiti dai pacchi precipitati a terra, e criticata da Hamas. "La Striscia di Gaza non ha bisogno di acrobazie aeree - ha commentato il movimento islamista. Ha bisogno di un corridoio umanitario aperto e di un flusso costante di camion di aiuti".

E dopo il naufragio dei colloqui indiretti con Hamas sancito dall'inviato della Casa Bianca, Steve Witkoff, Netanyahu ha annunciato che Israele, insieme agli alleati americani, sta "attualmente valutando opzioni alternative" per riportare a casa gli ostaggi ancora trattenuti a Gaza ed eliminare Hamas, considerato "un ostacolo al raggiungimento di un accordo". Non è chiaro quali siano le alternative prese in esame, ma a dare un'indicazione è ancora una volta Trump: Hamas "non voleva un accordo. Credo che voglia morire", ha detto il presidente. "E questa è una cosa molto, molto seria. Siamo arrivati a un punto in cui si dovrà finire il lavoro".