Estero

Centro migranti in Albania: solo 37 rimpatri su 140 ospiti

Il progetto da un miliardo di euro non raggiunge gli obiettivi previsti, con numeri ben al di sotto delle aspettative

1 agosto 2025
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Nato nelle intenzioni del governo italiano come centro dove applicare le procedure accelerate di frontiera per l'esame delle domande di asilo, da aprile il Centro della "Vicina Penisola" istituito a Gjadër, in Albania, funziona solo come Centro di permanenza per il rimpatrio.

Da allora sono transitati nella struttura 140 migranti. Ne sono usciti 113: 40 per mancata proroga del trattenimento, 15 per inidoneità sanitaria al trattenimento, sette per il riconoscimento della protezione internazionale e altri per motivi diversi; i rimpatriati sono stati 37. Le persone attualmente ospitate sono 27.

Numeri finora esigui, dunque, a fronte di programmi iniziali ben più ambiziosi nell'ambito di un progetto dal costo di quasi un miliardo di euro (930,6 milioni di franchi) in 5 anni. L'accordo tra Roma e Tirana, siglato dai due premier Giorgia Meloni e Edi Rama, infatti, prevedeva di accogliere a Gjadër fino a 3'000 richiedenti asilo ogni mese, per un tetto di 36'000 l'anno.

Nel sito sono state allestite - a spese italiane - tre differenti strutture: quella più grande è un centro per richiedenti asilo da 880 posti, poi un Centro di permanenza per i rimpatri (CPR) da 144 ed un penitenziario da 20. Un hotspot è stato realizzato nel porto di Schëngjin. Lì - a bordo di una nave militare italiana - dovevano arrivare i migranti intercettati nel Mediterraneo centrale.

Ma tutti i trasferimenti tentati si sono rivelati un flop perché i trattenimenti a Gjadër non sono stati convalidati dai giudici del Tribunale e poi della Corte d'appello di Roma. Questo per l'impossibilità di riconoscere come Paesi sicuri ai fini del rimpatrio Stati di provenienza con l'Egitto o il Bangladesh. I magistrati hanno chiesto alla Corte Ue di sciogliere il nodo. Cosa che è avvenuta oggi.

Ma il Governo, senza aspettare la sentenza odierna - e probabilmente prevedendone l'esito - aveva già cambiato la "destinazione d'uso" dei centri. Da aprile sono stati infatti trasferiti a Gjadër non più migranti prelevati in mare che hanno chiesto asilo, ma persone già ospiti dei CPR italiani, proprio per bypassare la tagliola dei giudici sui trattenimenti.

I numeri si sono dunque assottigliati di molto rispetto alle previsioni. Anche perché, se gli ospiti di CPR italiani portati a Gjadër fanno domanda di asilo, la procedura prevede che debbano essere trasferiti in Italia. La pronuncia della Corte, dunque, pur non toccando l'impiego attuale delle strutture albanesi, ne cristallizza il sotto-utilizzo.