Il sodalizio politico tra Roma e Bruxelles sulla riforma della migrazione non ferma la Corte di giustizia Ue. Nella solennità della Grande Camera di Lussemburgo, il presidente Koen Lenaerts ha aperto la seduta leggendo la sentenza più attesa: quella sul protocollo Italia-Albania. Una pronuncia risuonata come un altolà ai centri di Shengjin e Gjader, dove le autorità italiane trasferiscono i migranti soccorsi nel Mediterraneo e provenienti da Paesi ritenuti sicuri, in attesa di giudizio accelerato sulle loro richieste d’asilo. I togati europei sono stati netti: un governo può designare un Paese terzo come sicuro tramite decreto legge, ma soltanto a patto che quella scelta possa essere sottoposta al vaglio di un giudice. E, fino all’entrata in vigore del nuovo regolamento Ue parte del Patto per la migrazione, il 12 giugno 2026, nessun Paese può essere considerato sicuro se non garantisce protezione all’intera popolazione. Una sentenza che ha subito suscitato l’ira della premier italiana Giorgia Meloni. ANSA/RED