Estero

Nuovi colloqui tra Ucraina e Russia per lo scambio di prigionieri

Zelensky annuncia un possibile incontro a Istanbul mentre continuano i raid su Kiev e altre città ucraine

3 agosto 2025
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Russi e ucraini continuano a combattersi duramente, con raid incrociati oltre i rispettivi confini e battaglie sul campo, ma almeno i contatti tra le due parti proseguono. Un nuovo round di colloqui a Istanbul è allo studio, ha fatto sapere Volodymyr Zelensky. Anche se, ancora una volta, un'eventuale quarta tornata di negoziati con Mosca dovrebbe portare risultati concreti solo sul dossier prigionieri.

Il processo negoziale nel suo complesso è stato al centro di una riunione dei vertici di Kiev, di cui ha dato conto lo stesso Zelensky. "Tra le questioni chiave c'è la prosecuzione dello scambio di prigionieri di guerra", ha detto il presidente ucraino, ricordando che nel terzo round di colloqui, lo scorso 23 luglio, le parti avevano concordato il numero di 1200 persone. In questo momento si sta lavorando per comporre le liste dei nominativi e nel frattempo si discute "della preparazione di un nuovo incontro" con gli emissari di Vladimir Putin, ha reso noto ancora Zelensky.

Anche nei precedenti incontri in Turchia, il 16 maggio ed il 2 giugno, erano stati concordati i primi scambi di prigionieri. Sul cuore della trattativa per un cessate il fuoco, invece, le posizioni sono rimaste distanti, soprattutto perché Mosca non vuole una tregua temporanea, ma soltanto un accordo per la fine del conflitto che tenga conto delle sue "cause profonde": vale a dire, accettare lo status quo delle quattro regioni ucraine occupate, oltre alla Crimea. Dell'intransigenza del Cremlino si è accorto da tempo anche il presidente americano Donald Trump, che si appresta a sanzionare la Russia quando scadrà il suo ultimatum, l'8 agosto. L'inquilino della Casa Bianca però ha già ammesso che lo zar non farà una piega e continuerà la sua guerra.

La guerra di Putin, nelle ultime 24 ore, è stata combattuta a tappeto dal cielo e da terra. Raid missilistici notturni si sono abbattuti su Kiev, senza danni apparenti, mentre si contano almeno sette feriti ed edifici distrutti nella città meridionale di Mykolaiv. Al fronte l'Armata ha continuato ad avanzare nel Donetsk, prendendo di mira quattro insediamenti, per completare la conquista dello strategico oblast.

Gli ucraini hanno risposto in più direzioni. A Melitopol, città occupata nella regione Zaporizhzhia, l'intelligence ed i partigiani locali hanno fatto saltare in aria un bus che trasportava soldati ceceni che combattevano per i russi. E soprattutto, i velivoli senza pilota di Kiev si sono spinti ancora in territorio russo, per indebolire le reti di approvvigionamento energetico del nemico. Nella notte un drone ha provocato un incendio in un deposito di petrolio a Sochi, località a 400 chilometri dal confine che ha ospitato i Giochi Olimpici Invernali del 2014. Il cosiddetto gioiello del Mar Nero, meta di turisti particolarmente cara a Putin, che nella sua villa era solito festeggiare i compleanni, salvo poi decidere di demolirla l'anno scorso, apparentemente nel timore di attentati. Il raid su Sochi è scattato all'indomani di analoghi attacchi contro due raffinerie e due impianti industriali che producono apparecchiature per le forze armate a Rostov, Penza e Samara.

Zelensky conta molto sulla forza aerea per compensare la cronica inferiorità di truppe di terra rispetto ai russi. In questo quadro, ha annunciato la nomina di un nuovo comandante dell'Aeronautica militare, il tenente generale Anatolij Kryvonozhko, per accelerare lo sviluppo della sua flotta in piena integrazione con i partner della Nato. Inoltre, ha assicurato che l'Ucraina "riceverà altri caccia occidentali" oltre a quelli arrivati finora.

A Kiev resta alta l'attenzione anche sul tema della corruzione. Un parlamentare e altri politici e militari sono stati arrestati con l'accusa di aver intascato tangenti sugli acquisti di droni. È una questione sensibile, che ha costretto Zelensky a ritirare una controversa legge ripristinando l'autonomia dei due enti di controllo, riguadagnando la fiducia dell'Ue.