Estero

Giorgia Meloni non coinvolta nel caso Almasri secondo il Tribunale dei ministri

Archiviazione per la premier, mentre proseguono le indagini su Mantovano, Piantedosi e Nordio

4 agosto 2025
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"Gli elementi acquisiti nel corso delle indagini non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna, limitatamente alla posizione della sola Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, tanto per il reato" di peculato quanto per quello di favoreggiamento: la premier era informata ma non esistono prove di una sua "reale partecipazione nella fase ideativa o preparatoria del reato () con le attività poste in essere dagli altri concorrenti".

Con queste motivazioni il Tribunale dei ministri ha archiviato la posizione della premier italiana Giorgia Meloni sul caso Almasri. Per la vicenda del generale libico accusato di crimini di guerra, prima arrestato e poi rilasciato e rimpatriato dalle autorità italiane lo scorso gennaio, risultano ancora indagati per gli stessi reati il sottosegretario Alfredo Mantovano e il ministro degli Interni Matteo Piatendosi. Il Guardasigilli Carlo Nordio, oltre che per il favoreggiamento, è accusato anche di omissione di atti d'ufficio.

Il provvedimento di archiviazione notificato alla premier lascia intendere che per i due ministri e lo stesso Mantovano si apra la strada dell'autorizzazione a procedere al Parlamento, ovvero la richiesta di un processo. A precedere questo passaggio potrebbe essere, anche solo formalmente, l'invio degli atti dell'inchiesta alla Procura di Roma per un parere.

Al momento, secondo fonti parlamentari, nessun documento sarebbe giunto alle Camere: per Mantovano e Piantedosi, non eletti in quanto mai candidati alle elezioni politiche, l'autorizzazione a procedere dovrà essere votata al Senato. Per Nordio, che invece è stato eletto, l'eventuale richiesta di autorizzazione giungerebbe alla Camera.

Nel documento inviato a Meloni e depositato il primo agosto, emergono anche dettagli sulle modalità del suo coinvolgimento nella vicenda, sulla base delle "sommarie informazioni" rese dal direttore dell'Aise, Giovanni Caravelli, il quale ha riferito che "la Presidente del Consiglio era stata 'sicuramente informata'." Ancora, Caravelli si è limitato ad esprimere una valutazione: "'ritengo' - ha detto il capo dei servizi segreti esterni ai magistrati - sulla base di indicazioni che mi dava il sottosegretario Mantovano, che (la premier - ndr) fosse d'accordo".

Secondo il Tribunale nei confronti del presidente del Consiglio "non compare alcun dettaglio o elemento valutabile circa la portata, natura, entità e finalità dell'informazione, specie sotto il profilo della sua condivisione delle decisioni adottate". Sarebbero proprio questi elementi a scagionare in primis la premier, per la quale non ci sarebbero elementi "dotati di gravità, precisione e concordanza tali da consentire di affermare in che termini e quando la Presidente del Consiglio sia stata preventivamente informata e abbia condiviso la decisione assunta in seno alle riunioni" sul caso Almasri.

Tutto ciò pur riconoscendo "l'assunzione di responsabilità politica" fatta da Meloni anche alle sue dichiarazioni in tv. E poca rilevanza ha la nota delle autorità libiche, che contiene un profondo ringraziamento sulla vicenda Almasri, visto che si tratta di una formalità legata al "linguaggio protocollare".