Estero

Appello del Papa contro l'esodo forzato da Gaza

Il Pontefice chiede il rispetto del diritto umanitario e la protezione dei civili nella Striscia di Gaza

27 agosto 2025
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"Supplico che siano liberati tutti gli ostaggi, che si raggiunga un cessate il fuoco permanente, che si faciliti l'ingresso degli aiuti umanitari, che non si ricorra all'uso indiscriminato della forza e che venga integralmente rispettato il diritto umanitario, in particolare l'obbligo di tutelare i civili e i divieti di punizione collettiva e di spostamento forzato della popolazione".

All'indomani della decisione sofferta ma risoluta dei due patriarchi di Gerusalemme di mantenere clero e religiosi delle due parrocchie cristiane di Gaza nella Striscia, arriva anche il fermo sostegno e un nuovo pressante appello di papa Leone dall'udienza generale del mercoledì.

Papa Prevost davanti ai fedeli dei cinque continenti si richiama espressamente alla Terra santa, "terra a tutti tanto cara" "e si associa alla dichiarazione congiunta di Teofilo III e del cardinale Pierbattista Pizzaballa che ieri da Gerusalemme hanno levato l'ennesimo grido in difesa della popolazione civile.

Alla supplica del Papa si associa a stretto giro pure la presidenza della Conferenza episcopale italiana (Cei), facendo proprie le parole dei due Patriarchi: "Non può esserci futuro - ammoniscono - basato sulla prigionia, lo sfollamento dei palestinesi o la vendetta: non è questa la giusta via, non vi è alcuna ragione che giustifichi lo sfollamento deliberato e forzato di civili".

La comunità cristiana di Gaza, unita più che mai dopo gli eventi tragici del 7 Ottobre, è però in agitazione, assieme a tutta la popolazione di Gaza City. Nel pomeriggio, dopo che l'Idf aveva ritenuto "inevitabile" l'evacuazione di Gaza City, è arrivata la conferma dell'emissione di un ordine di allontanamento dalla chiesa di San Porfirio, quella greco-ortodossa che ha subito già bombardamenti.

Dalla Sacra Famiglia, dove rimane stretto alla sua comunità formata anche da tanti bambini, si fa sentire anche padre Gabriel Romanelli, il sacerdote cui papa Francesco telefonava tutte le sere: "Semplicemente e umilmente - assicura - continuiamo la nostra missione", "non andiamo a sud, equivarrebbe a una condanna a morte". Nel complesso parrocchiale infatti, tra i meno di 500 rifugiati rimasti ci sono bambini disabili, malati gravi, anziani che già soffrono per la mancanza di cure e medicinali. Se dovessero spostarsi andrebbero incontro a morte certa.

"Le persone sono in ansia perché i bombardamenti continuano in tutta la Striscia, particolarmente nella città di Gaza, continuano i morti e i feriti", spiega padre Gabriel. Particolarmente duro padre Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa, in questi giorni a Roma per aprire la strada all'arrivo di nuovi malati e feriti da trasferire negli ospedali italiani: "Chi affama, espropria, esilia - dice all'ANSA -, offende l'umanità. I cristiani della Terra Santa non abbandoneranno la loro terra".