Estero

Crollo dell'export cinese verso gli Usa del 33% a causa dei dazi

La guerra commerciale con gli Stati Uniti continua a influenzare negativamente l'interscambio, mentre l'Ue e l'Asean compensano parzialmente

8 settembre 2025
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La guerra commerciale innescata da Donald Trump pesa sull'interscambio della Cina con gli Usa, a dispetto della precaria tregua sui dazi. L'export di Pechino verso Washington continua a cedere terreno e ad agosto, dopo il -21,7% di luglio, amplia il calo al 33,1% annuo (-11,8% su luglio), mentre l'import frena a -16%. Di riflesso, il surplus mandarino scende a 20,32 miliardi di dollari a fronte dei 23,74 miliardi di luglio, fermandosi a 186 miliardi nei primi 8 mesi dell'anno.

I dati diffusi dalle Dogane cinesi confermano un trend al ribasso con gli Stati Uniti, che restano il primo partner individuale. Tuttavia, la contrazione è destinata a proseguire, secondo gli analisti, in base alle tensioni irrisolte. La domanda più immediata è: quanto di quel minore interscambio è stato veicolato verso altre destinazioni? Una parziale compensazione è con le maggiori spedizioni verso l'Ue (+10,4%) e i 10 Paesi dell'Associazione delle nazioni del Sudest asiatico, in rialzo annuo del 22,5%. Proprio l'Asean, da anni la prima area di scambio della Cina, ha catene di approvvigionamento molto interconnesse con il Dragone e Washington accusa i produttori mandarini di ‘trans-shipping’, ovvero di transito dei beni attraverso Paesi terzi per evitare le barriere commerciali più dure altrove. L'Ue, invece, vede le economie dei suoi principali Paesi continuare ad assorbire beni cinesi: la Germania, ad esempio, è destinataria di un +7,5% di spedizioni, la Francia di un +8,2% e l'Italia di un +17,9%. Nel frattempo, il surplus di Pechino verso Bruxelles sale del 21,5% nei primi 8 mesi, per un surplus totale di 197 miliardi, proiettato verso quota 300 miliardi a fine anno.

Nel complesso, le esportazioni cinesi crescono a livello globale ad agosto al ritmo più lento degli ultimi sei mesi, mentre le tensioni commerciali con gli Usa continuano a gravare sulle prospettive economiche del Paese. Le spedizioni crescono del 4,4% annuo, meno del 7,2% di luglio e del 5% atteso. L'import sale dell'1,3%, anche in questo caso al ritmo inferiore alle attese e al 4,1% di luglio.

La tregua commerciale con l'America, grazie al congelamento dei dazi reciproci a tripla cifra di aprile, mantiene irrisolto il nodo dell'accordo a lungo termine tra le due maggiori economie mondiali. Pechino, preoccupata per la debole dinamica dei consumi interni, ha fatto molto affidamento sulle esportazioni per alimentare la crescita negli ultimi anni, malgrado gli elevati surplus commerciali abbiano messo a dura prova le relazioni con i partner commerciali. Il surplus complessivo di agosto della Cina sale a 102,3 miliardi, in aumento rispetto ai 98,2 miliardi di dollari di luglio, e si porta a 786 miliardi circa nei primi 8 mesi, avvivandosi a superare i 1'000 miliardi e a battere il record del 2024.

Intanto, prosegue l'offensiva del presidente Xi Jinping, in nome della guida del Sud globale. In un vertice virtuale dei leader dei Brics voluto dal Brasile, il leader cinese ha chiesto di difendere lo "spirito di apertura, inclusività e cooperazione reciprocamente vantaggiosa", del "multilateralismo", del "sistema commerciale multilaterale" per poter arrivare alla "Grande cooperazione dei Brics". Una sorta di antidoto verso "egemonismo, unilateralismo e protezionismo in aumento", mentre "alcuni Paesi hanno lanciato guerre commerciali e tariffarie con ripercussioni gravi sull'economia mondiale, minando le regole del commercio internazionale". Un chiaro riferimento agli Usa di Trump.