Divieto di importazione del Gnl dal primo gennaio 2027 per i cinque Paesi che importano solo Gnl; Ungheria e Slovacchia restano escluse
Quarant'anni di dipendenze non evaporano in un batter d'occhio, e quella dai fossili russi, per l'Ue, è sin dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina la sfida più difficile. Con il diciannovesimo pacchetto di sanzioni, su spinta anche del presidente americano Donald Trump, la Commissione Ue ha voluto dare un'ulteriore accelerazione all'azzeramento dell'import di petrolio e gas russi. Un dossier che, secondo Palazzo Berlaymont, coinvolge ancora otto Paesi membri. Non solo Ungheria e Slovacchia, quindi, ma anche Grecia, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna. È agli ultimi cinque, che importano esclusivamente Gnl, che si rivolge il pacchetto di sanzioni messo sul tavolo da Ursula von der Leyen.
La scelta di colpire il Gnl con il divieto totale di importazione a partire dal primo gennaio 2027 non è stata casuale. Il gas naturale liquefatto, che arriva nelle città europee via mare, è più facile da stoppare, anche dal punto di vista dell'interruzione dei contratti in essere. Non coinvolge, inoltre, Ungheria e Slovacchia. Chiamare Viktor Orbán e Robert Fico, i due leader europei più vicini a Mosca, ad accettare le nuove misure energetiche della Commissione non era ritenuto praticabile. E senza l'unanimità l'intero pacchetto di sanzioni sarebbe finito in un cul de sac. Così, per Budapest e Bratislava, a restare in piedi è il piano previsto dal Repower, che determina nel gennaio del 2028 la chiusura dei rubinetti dei condotti dove fluisce il gas russo.
Sul Gnl, invece, con il via libera dei 27 alle sanzioni - previsto a ottobre - si interverrà subito. Prima andranno interrotti i contratti a breve termine, poi quelli di lungo periodo. Secondo la Commissione le perdite per le casse del Cremlino non saranno marginali. Al decrescere costante dell'import di gas russo via gasdotto negli ultimi mesi ha fatto da contraltare l'aumento dell'import del Gnl. Nel primo semestre del 2025, ad esempio, le importazioni tramite gasdotti - complice anche la chiusura del transito in Ucraina - sono scese del 9%, ma, se incrociamo il dato con gli acquisti di Gnl, l'import totale di gas ha registrato un +3,4%. C'è da dire che anche gli acquisti di gas naturale liquefatto hanno subito un recente calo. Secondo Eurostat, la quota dell'import dalla Russia è scesa al 14% nel secondo trimestre del 2025 dal 22% del primo trimestre del 2021. Con l'ultima tranche di sanzioni Bruxelles vuole dare il colpo di grazia, complice anche una certa facilità di diversificazione. I calcoli dell'esecutivo Ue prevedono che il Gnl russo possa essere facilmente rimpiazzato da quello proveniente da Norvegia, Usa, Nordafrica, Paesi del Golfo o Indonesia. Il ricambio, del resto, è già in atto. Se si guarda all'Italia, ad esempio, nel primo semestre 2025 gli Stati Uniti sono diventati il principale fornitore di Gnl, rappresentando il 45% del totale delle importazioni, seguiti dal Qatar (24%) e dall'Algeria (20%).
Certo, il sogno dell'azzeramento è ancora lontano. Il gasdotto Turkstream continua ad alimentare Ungheria e Slovacchia e lo farà ancora per un po'. Più vicino il distaccamento totale dal petrolio russo. Nel 2021 l'Ue ne importava il 25%, oggi il 3%, interamente focalizzato in Slovacchia e Ungheria. Su questo punto decisivo potrebbe essere il pressing di Trump, che da giorni chiede all'Ue di non comprare più energia russa.