Estero

Abu Mazen, 'pronti a governare e a lavorare con Trump'

25 settembre 2025
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Hamas non avrà nessun ruolo nella guida di Gaza dopo la guerra e dovrà deporre le armi: "Siamo pronti a governare e a lavorare con il presidente Donald Trump, la Francia, l'Arabia Saudita e l'Onu a un piano di pace".

In videocollegamento all'Assemblea generale dell'Onu - dopo che gli Stati Uniti gli hanno negato il visto - il leader dell'Autorità nazionale palestinese Abu Mazen condanna il "genocidio" di Israele e ringrazia tutti i Paesi che hanno riconosciuto lo Stato palestinese. Mentre Benyamin Netanyahu, arrivato a New York per il suo intervento al Palazzo di Vetro, non arretra sulla sua linea: lo Stato della Palestina non ci sarà mai e chi lo riconosce fa solo un favore ad Hamas.

"La pace non può essere raggiunta se non si ottiene giustizia, non può esserci giustizia se la Palestina non viene liberata", ha detto Abu Mazen criticando Israele per i "suoi crimini di guerra e contro l'umanità" che resteranno come uno dei "capitoli peggiori della storia".

I palestinesi vogliono "vivere in pace e sicurezza. È giunto il momento di fare la cosa giusta per il popolo palestinese, affinché non sia ostaggio del temperamento di Israele", ha tuonato, ricordando come in passato la Palestina ha riconosciuto il diritto di esistere di Israele, responsabile "ora di aver imposto un assedio soffocante a un intero popolo". Il leader dell'Autorità palestinese ha quindi denunciato l'atteggiamento del governo di Benjamin Netanyahu sui coloni, che si sentono autorizzati alla violenza perché protetti.

"Rigettiamo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre, che non rappresentano le azioni del popolo palestinese", così come "rigettiamo l'antisemitismo": quello che "vogliamo è fermare il genocidio, mettere fine all'occupazione e raggiungere la pace", ha scandito davanti ai presenti in aula. Guardando avanti Abu Mazen ha ribadito la disponibilità a lavorare con gli Stati Uniti per la pace. "Non importa quanto sanguinano le nostre ferite, l'alba della libertà emergerà, la bandiera della Palestina sventolerà. Non abbandoneremo la nostra terra", ha messo in evidenza.

L'intervento di Abu Mazen ha fatto seguito alla "ottima" riunione degli Stati Uniti con i leader arabi su Gaza a margine dell'assemblea Onu. "Penso che siamo vicini a ottenere qualche tipo di accordo", ha detto Trump lasciando trapelare un certo ottimismo in vista dell'incontro con Netanyahu alla Casa Bianca di lunedì.

Il premier israeliano, il cui intervento al Palazzo di Vetro è atteso per domani, ha già scaricato tutta la sua rabbia contro i Paesi che hanno riconosciuto lo Stato della Palestina e, in coincidenza dell'assemblea dell'Onu, ha avviato una campagna di comunicazione con cartelloni e camioncini sparsi per New York per invitare a non dimenticare gli attacchi del 7 ottobre. Una campagna che punta a far leva sull'opinione pubblica mentre Israele, come ammesso dallo stesso Trump, è sempre più isolato a livello internazionale.

Gaza è uno dei dossier sul tavolo nell'incontro fra Trump e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che ha più volte denunciato il genocidio per mano di Israele. Nonostante le divergenze, i due leader sono apparsi sorridenti davanti alle telecamere. Erdogan è un "duro, vorrei che smettesse di acquistare petrolio russo", ha osservato il presidente americano, mettendo comunque l'accento sul ruolo importante che la Turchia potrebbe giocare anche nella guerra fra Russia e Ucraina.

"Sono molto deluso da Putin. Ora è il momento di fermarsi", ha ribadito Trump. Nella prima visita alla Casa Bianca in sei anni, Erdogan spera di convincere il presidente americano a vendere ad Ankara gli F-35, oggetto di un forte contenzioso con gli Stati Uniti. La Turchia è stata infatti espulsa nel 2019 dal programma di co-produzione in seguito all'acquisto di missili russi S-400. Il presidente americano non ha escluso un accordo sulla vendita e la possibilità di rimuovere la sanzioni alla Turchia in tempi brevi anche se per procedere Trump ha bisogno dell'appoggio del Congresso, che al momento - nonostante l'ottimismo - non sembra avere ancora del tutto.