Estero

Tregua attesa dopo la firma dell'intesa tra Israele e Hamas

Accordo da firmare in Egitto; entrata in vigore subordinata all'approvazione del governo israeliano con scambio di ostaggi e rilascio di prigionieri

9 ottobre 2025
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Cresce l'attesa per la sigla ufficiale dell'intesa tra Israele e Hamas su Gaza, annunciata nella notte italiana da Donald Trump dopo giorni di negoziazioni a Sharm el-Sheikh e le forti pressioni del presidente degli Stati Uniti.

L'accordo sarà firmato in Egitto, dal quale in mattinata sono partite indiscrezioni sull'entrata in vigore del cessate il fuoco nella Striscia successivamente smentite da Israele: la tregua entrerà in vigore solo dopo l'approvazione del governo israeliano di Benjamin Netanyahu, ha dichiarato l'ufficio del premier. L'incontro è previsto per le 18 ora di Israele - le 17 italiane.

Ma il ministro di estrema destra Bezalel Smotrich ha dichiarato che non voterà a favore dell'accordo, minacciando che "subito dopo il ritorno degli ostaggi, lo Stato di Israele riprenderà a impegnarsi con tutte le sue forze per la vera eradicazione di Hamas e il vero disarmo di Gaza". Intanto, a Gaza i palestinesi hanno festeggiato l'annuncio dell'intesa, così come le famiglie dei rapiti della Piazza degli Ostaggi di Tel Aviv.

Intanto, si rincorrono le indiscrezioni sul contenuto operativo dell'intesa: un alto funzionario di Hamas ha dichiarato che Israele rilascerà 1.950 prigionieri palestinesi in cambio di 20 ostaggi ancora in vita che, secondo diverse fonti, potrebbero essere rilasciati tra domenica e lunedì.

Secondo una fonte di Hamas, almeno 400 camion di aiuti umanitari dovranno entrare nella Striscia di Gaza ogni giorno durante i primi cinque giorni del cessate il fuoco. Si tratta della prima fase dei negoziati sul piano di Trump, annunciato il 29 settembre, che prevede un cessate il fuoco, uno scambio di ostaggi con prigionieri palestinesi entro 72 ore, il ritiro graduale dell'esercito israeliano da Gaza e il disarmo di Hamas.

L'annuncio dell'intesa su Gaza è stato accolto con favore dal presidente dell'Autorità palestinese Abu Mazen, esprimendo "la speranza che questi sforzi siano il preludio a una soluzione politica permanente che porti alla creazione di uno Stato palestinese indipendente". L'intesa è stata celebrata dai paesi arabi e occidentali.