Estero

Ostaggi liberi dopo 738 giorni. Trump, ‘un'alba storica’

13 ottobre 2025
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La notte tra domenica e lunedì è passata insonne, le luci negli appartamenti di Tel Aviv sono rimaste accese, ogni tanto una musica, la voce di una notiziario, gruppetti per strada.

Nell'ultimo buio prima del chiarore, in quella che poco dopo Donald Trump definisce "un'alba storica", semplici cittadini hanno arrotolato la bandiera di Israele e si sono dirette verso Piazza degli Ostaggi: l'appuntamento delle famiglie era per le 4 del mattino per seguire sul grande schermo il rilascio degli ultimi 20 rapiti ancora in vita in diretta.

Dopo due ore erano migliaia e migliaia. Poco dopo le 6.30 (un'ora prima in Svizzera) i mezzi della Croce Rossa si sono mossi verso il punto d'incontro con Hamas a Gaza nord. Sulla città è calato un silenzio di piombo: l'intera popolazione, davanti ai notiziari.

L'emozione si alza qualche minuto dopo le 7 quando i primi ostaggi vengono consegnati dalla brigata Ombra di Hamas alla Croce Rossa: da Piazza degli Ostaggi si è levato il clamore della gioia. Lacrime, abbracci, esultanza, balli, i nastrini gialli simbolo dei rapiti buttati al vento.

Sette i primi a tornare in libertà, dopo due anni. Mentre i parenti degli altri 13 vivono minuti di sconvolgente tensione. Poi i telefoni squillano: miliziani della brigata Qassem in videochiamata passano il telefono ai rapiti per parlare con i parenti. Negli stessi istanti il presidente degli Stati Uniti seguiva in streaming dall'Air Force One che si stava avvicinando a Israele.

Per lui sulla spiaggia di Tel Aviv la sorpresa di una mega installazione sulla sabbia con la scritta ‘thank you’ e il suo profilo in giallo (il colore degli ostaggi e dei suoi capelli). L'aereo presidenziale l'ha sorvolata in fase di atterraggio. In quel momento i 1'996 detenuti palestinesi scarcerati da Israele nell'accordo di scambio erano già sugli autobus, compresi i 250 ergastolani condannati per terrorismo e destinati ad essere espulsi, diretti verso sud e in Egitto.

Le famiglie palestinesi hanno raggiunto i siti indicati dentro la Striscia dove a breve sarebbero arrivati i loro parenti. I media di Gaza hanno mostrato folle di persone in attesa negli spiazzi tra le macerie.

Mentre le telecamere di al Araby riprendevano i mezzi di Hamas in un'area poco popolata tra la parte meridionale e quella centrale della Striscia al punto di consegna alla Croce Rossa degli ultimi 13 ostaggi israeliani vivi. Alle 9,48 nessun rapito sopravvissuto era più nella mani dei terroristi, dopo 738 giorni di inferno, come ha detto la portavoce del governo di Gerusalemme. "Il cuore esplode di gioia", ha scritto su X la madre del soldato Nimrod Cohen.

Alle 8,59 Donald Trump è sceso dalle scalette dell'air force one sul tappeto rosso all'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Ad accoglierlo, il presidente di Israele Isaac Herzog, Benyamin Netanyahu e la moglie Sara, Steve Witkoff, il genero e consigliere Jared Kushner, la figlia Ivanka.

"È un giorno fantastico. Un'alba storica. Forse il vostro giorno migliore", ha detto all'amico Bibi: "Questa è storia", gli ha risposto Netanyahu. Una brevissima cerimonia e via, sull'autostrada aperta solo per il convoglio blindato, verso Gerusalemme. In auto con Trump, fuori protocollo, Bibi e Sara.

"Questo è un nuovo inizio", ha scritto il presidente firmando il libro degli ospiti alla Knesset. Poi l'incontro con alcuni familiari degli ostaggi. E l'ingresso trionfale nel Parlamento di Israele: "Trump, Trump, Trump", i cori dei parlamentari. "Siamo felici che gli ostaggi siano stati rilasciati, la guerra è finita. Hamas rispetterà l'accordo", ha dichiarato il presidente. Come da regola, il suo speech è stato l'ultimo, dopo quello degli ospiti.

Il presidente della Knesset Amir Ohana lo ha paragonato a Ciro il Grande, il re persiano che permise agli ebrei di tornare dall'esilio in Babilonia e ricostruire il Tempio a Gerusalemme. Netanyahu, con un discorso emozionale, lo ha ringraziato anticipando che con lui "Israele può firmare nuovi trattati di pace con i Paesi arabi o musulmani". Applausi.

Poi è la volta di Trump: ogni frase, una standing ovation. Lui parla come un fiume in piena, superando di oltre un'ora e mezzo il tempo a disposizione. Durante il discorso due, tre minuti di caos con due parlamentari, che urlano e sventolano un foglio per lo Stato di Palestina. Subito espulsi dall'aula. Trump riprende facendo battute. E prima di lasciare la Knesset lancia la palla a Herzog: "Perché non concedi la grazia a Bibi?", gli chiede. Nel frattempo in tv vanno di continuo le immagini degli ostaggi appena tornati in patria. Deboli, emaciati, debilitati, ma vivi.