La Corte europea dei diritti umani ha condannato l'Estonia per il divieto assoluto di fumare nelle carceri introdotto nel 2017, sostenendo che la misura ha violato il diritto al rispetto della vita privata dei tre detenuti che hanno fatto ricorso.
Nella sentenza la Cedu dice "di ritenere che il concetto di autonomia personale e la possibilità di compiere scelte relative alla propria vita e alla propria salute siano al centro di questo caso". Ed evidenzia che "in un contesto di autonomia personale già limitata come in carcere, la libertà dei detenuti di decidere - ad esempio se fumare - era per loro ancora più preziosa".
Ma nel decidere di introdurre il divieto, afferma la Corte, non era stata effettuata alcuna valutazione dell'impatto sull'autonomia personale dei detenuti fumatori. Da qui la Cedu arriva alla conclusione che "un divieto così ampio e assoluto non era stato giustificato e aveva superato il notevole margine di manovra dell'Estonia nella regolamentazione del fumo nelle carceri". Infine la Corte "osserva che fumare tabacco era ancora legale per le persone in libertà e che non vi era consenso tra gli Stati membri sulla necessità di vietare il fumo in ambiente carcerario, e che quindi il loro margine di manovra nel regolare il fumo nelle carceri, sebbene considerevole, non era illimitato".
Con la sentenza la Cedu ha respinto come inammissibile la tesi dei detenuti secondo cui il divieto assoluto di fumare ha violato il loro diritto a non essere sottoposti a trattamenti inumani e degradanti. "Anche se smettere di fumare gli avesse causato stress o angoscia, ciò non avrebbe raggiunto il livello minimo di gravità necessario", indica la Corte. La sentenza di condanna diverrà definitiva tra tre mesi se nessuna delle parti chiederà e otterrà un invio del caso in Grande Camera. Una possibilità non remota dato che il verdetto non è stato unanime e che è la prima volta che la Cedu valuta l'impatto di un divieto totale di fumare nelle carceri dal punto di vista dei detenuti.