Perdita netta di 9,2 miliardi di yen; dazi Usa e oscillazioni valutarie erodono i profitti e portano alla sospensione di un impianto in Thailandia
Nel periodo che va da aprile a settembre, la casa auto giapponese ha registrato una perdita netta di 9,2 miliardi di yen, circa 50 milioni di euro, dopo un utile netto di 37,9 miliardi di yen dello stesso periodo del 2024. Si tratta del primo risultato negativo nei conti intermedi dal 2020. L'utile operativo è crollato dell'81% a 17,2 miliardi di yen, mentre i ricavi sono scesi del 3,5% a 1.260 miliardi di yen.
Dietro il tracollo, due fattori concomitanti: le politiche tariffarie statunitensi introdotte dall'amministrazione Trump e le fluttuazioni valutarie in alcuni Paesi del Sudest asiatico dove opera il costruttore auto, in particolare la Thailandia, con il controllo di stabilimenti di produzione. Nello specifico, si legge in una nota, i dazi Usa hanno eroso direttamente 27,7 miliardi di yen dall'utile operativo, mentre le oscillazioni dei cambi hanno sottratto 38,4 miliardi di yen al risultato netto. In risposta, Mitsubishi ha annunciato la sospensione a tempo indefinito della produzione presso il suo terzo impianto thailandese, gestito da una controllata, con lo stop previsto per metà 2027.
Sul mercato statunitense, nel semestre di riferimento le vendite sono calate del 20%, in seguito alla decisione di ritirare modelli a basso margine, nel tentativo di preservare la redditività. Nonostante le difficoltà dell'ultimo semestre, Mitsubishi ha lasciato invariate le stime di utile netto formulate ad agosto per l'intero esercizio 2025 che si conclude ad aprile, pari a 10 miliardi di yen, riducendo però di 40 miliardi gli obiettivi sul fatturato, ora fissato a 2.820 miliardi di yen.