Estero

Hamas nei tunnel di Rafah, "non ci arrendiamo al nemico"

9 novembre 2025
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Dopo più di 11 anni dalla sua morte in battaglia nella Striscia di Gaza, Israele ha ricevuto da Hamas il corpo del soldato Hadar Goldin.

Le analisi forensi hanno confermato che si tratta proprio del giovane tenente ucciso, ma il premier Benyamin Netanyahu aveva già potuto annunciare il suo ritorno in mattinata in una riunione di governo. Rallegrandosi di aver recuperato 250 ostaggi e promettendo: "Li riporteremo indietro tutti". Altri 4 corpi restano infatti ancora a Gaza, ma la restituzione di Goldin era stata ventilata da funzionari israeliani e americani come condizione per sbloccare la trattativa sul salvacondotto per i circa 150 miliziani di Hamas intrappolati nei tunnel sotto Rafah e Khan Yunis per la presenza dell'IDF in superficie.

Pubblicamente Israele ha smentito che ci sia un accordo in tal senso, assicurando che distruggerà "fino all'ultimo tunnel" e che i combattenti palestinesi possono solo scegliere "se arrendersi o morire". Gli Stati Uniti invece premono perché si arrivi a una soluzione che consenta ai 150 di lasciare il loro nascondiglio in cambio di un disarmo pacifico. Ed è su questo che punta l'ala militare di Hamas: "Nel lessico delle Brigate Ezzedin al Qassam non c'è posto per il concetto di resa né della consegna al nemico", hanno affermato. "I mediatori devono assumersi le loro responsabilità e trovare una soluzione alla crisi per garantire la continuazione del cessate il fuoco e impedire al nemico di servirsi di falsi pretesti per violarlo e prendere di mira civili innocenti a Gaza", ha incalzato la fazione islamica, accusando lo Stato ebraico di aver già violato la tregua in vigore ormai da un mese. Una fonte della sicurezza egiziana ha riferito nei giorni scorsi alla Reuters che Il Cairo ha proposto che, in cambio di un passaggio sicuro, i miliziani intrappolati consegnino le loro armi all'Egitto e fornisca informazioni sui tunnel sotterranei perché vengano distrutti. Ma intanto i combattenti si sarebbero preparati in anticipo a una lunga permanenza nel tunnel di Jenina a Rafah, con scorte di cibo e acqua, sostiene Channel 12.

La questione della residua presenza di terroristi nell'area sotto il controllo dell'IDF ha ritardato finora il passaggio alla fase due del piano di pace di Donald Trump, necessario ad avviare anche la ricostruzione di Gaza, almeno in una prima porzione di territorio libero da Hamas. Il genero e inviato del presidente, Jared Kushner, che ha partecipato con Steve Witkoff alle trattative per l'accordo di cessate il fuoco, è arrivato in Israele per incontrare Netanyahu proprio per discutere dell'attuazione del piano. L'amministrazione USA sta inoltre cercando di definire il suo piano in 20 punti in una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU che stabilisca le regole di ingaggio e conferisca un mandato internazionale alla Forza di stabilizzazione che dovrà dispiegarsi a Gaza con 20 mila uomini. Israele ha ribadito che la Turchia non ne farà parte, perché ritenuta troppo vicina a Hamas e troppo ostile, ancor più dopo i mandati di arresto per genocidio spiccati nei confronti di Netanyahu: "Vedrai Gaza solo col binocolo", ha scritto il ministro della Difesa Katz su X al presidente turco Erdogan.