Quando sta per compiersi mezzo secolo dalla morte del dittatore Francisco Franco, il 20 novembre 1975, le fosse comuni della Guerra Civile spagnola (1936-1939) continuano a restituire la memoria storica delle vittime della violenza politica e della repressione.
Una nuova mappa audiovisiva, realizzata dall'emittente pubblica Tve sulla banca dati della Segreteria di Stato per la Memoria Democratica, ha di recente identificato circa 6'000 fosse in tutta la Spagna, molte delle quali contenenti i resti di cittadini uccisi durante la guerra e la dittatura. Le prime esumazioni hanno riguardato sia vittime repubblicane che quelle dei franchisti, in un contesto di repressione sistematica.
Sindacalisti e membri della resistenza antifranchista, gente comune, intellettuali e religiosi: le fosse raccolgono storie di persecuzioni politiche che non hanno risparmiato nessuna classe sociale. Con un particolare accanimento sui "maestri" simbolo della repressione ideologica del regime contro la cultura e l'educazione.
Come Elicio Gomez Borque, un giovane insegnante assassinato nel 1936 dai falangisti. A soli 23 anni, Elicio divenne vittima della "epurazione" politica, ordinata da Franco con il decreto 66 dell'8 novembre 1936, che colpì molti educatori accusati di promuovere ideologie progressiste e antifasciste. Elicio fu uno dei cinque maestri uccisi e interrati a Cobertelada (Soria).
"Non volevano ci fosse cultura, che ci fosse preparazione", ricorda la nipote, Ester Pinilla, che conserva ancora i quaderni scolastici dello zio. A detta di suoi alunni consultati dai familiari durante le ricerche, "Elicio insegnò non solo a studiare le regole, ma a spiegare e analizzare il perché delle cose", diventando obiettivo della repressione. Dopo l'esecuzione, fu sepolto in una fossa comune e solo decenni dopo, grazie agli sforzi della famiglia e delle associazioni per la memoria storica, i suoi resti sono stati esumati e riconosciuti.
In alcune località, come Paracuellos del Jarama (Madrid) - dove tra novembre e dicembre del 1936 migliaia di prigionieri furono giustiziati senza processo - e Montcada i Raixac (Barcellona) le fosse collettive sono diventate simboli delle atrocità commesse durante il conflitto. Tra i resti esumati, anche quelli di religiosi come l'arcivescovo di Barcellona, Manuel Irurita, ucciso dalle milizie repubblicane e, poi, beatificato dalla Chiesa cattolica.
Tuttavia, sebbene molte delle fosse più grandi siano state individuate, migliaia di "desaparecidos" restano sepolti in luoghi non ancora identificati. E la ricerca non ha ancora fine in un Paese impegnato a restituire dignità alle vittime, per guarire le ferite lasciate della dittatura, ancora vive. E dove la memoria storica ancora divide.
Più di 140'000 persone furono uccise dai franchisti fino al 1950, mentre circa 49'000 furono assassinate dai repubblicani, secondo le stime degli storici. La memoria storica ha visto un importante passo avanti nel 2000 con la prima esumazione scientifica a Priaranza del Bierzo (Leon), in Castiglia e Leon, e nel 2014 con l'appello delle Nazioni Unite per il recupero dei "desaparecidos". A oggi sono stati recuperati i corpi di oltre 17'000 vittime, ma si stima che decine di migliaia rimangano ancora sepolte in luoghi sconosciuti.