La prima inchiesta canonica per presunti abusi sessuali contro un vescovo ha suscitato scalpore in Spagna e provocato la sospensione dell'agenda del prelato. E' stata aperta dal Vaticano contro Rafael Zornoza, 76 anni, vescovo di Cadice e Ceuta, accusato di abusi sessuali su un minore, tra il 1994 e il 2000, quando era sacerdote a Getafe (Madrid), e dirigeva il seminario maggiore.
Il denunciante, un ex seminarista, ha raccontato in una lettera, inviata quest'estate al Dicastero per la Dottrina della Fede come Zornoza lo costringesse a subire abusi sessuali, da quando aveva 14 anni e fino ai 21.
"Scrivo questa lettera con la sola intenzione di evitare che quanto è accaduto a me possa continuare e succedere ad altri bambini", dice il denunciante nelle prime righe della missiva, rivelata oggi da El Pais. La vicenda non ha precedenti in Spagna, dove per la prima volta un vescovo è oggetto di un'indagine per presunta pedofilia. Le norme ecclesiastiche prevedono che il responsabile dell'indagine sia l'arcivescovo metropolitano da cui dipende l'indagato. In questo caso, già prescritto dalla giustizia civile, sarebbe l'arcivescovo di Siviglia. Ma il fascicolo è stato di trasferito la scorsa settimana al Tribunale della Rota della Nunziatura Apostolica in Spagna e potrebbe culminare in un processo canonico.
In una nota ufficiale, la diocesi di Cadice e Ceuta ha confermato che Zornoza "ha sospeso temporaneamente la sua agenda per il chiarimento dei fatti e per ricevere il trattamento per un cancro aggressivo di cui è affetto". Tuttavia, ha respinto le accuse "molto gravi e infondate" nei riguardi del prelato, nominato vescovo nel 2011 da papa Benedetto XIV. E, dopo aver espresso "piena fiducia nella giustizia ecclesiastica", ha fatto appello al "rispetto della presunzione di innocenza".
Sulla stessa linea, la Conferenza episcopale spagnola (Cee) ha manifestato "rispetto" per il lavoro di investigazione avviato dal Tribunale della Rota e "fiducia nella giustizia".
Secondo il denunciante, gli abusi sarebbero avvenuti quando Zornoza, allora 45enne, era sacerdote della diocesi alla periferia di Madrid. E sarebbero continuati anche quando la vittima, ormai maggiorenne, entrò nel seminario maggiore, con violenze fisiche e una serie di manipolazioni psicologiche, inclusi trattamenti terapeutici per "curare" la sua presunta omosessualità. Solo dopo tre decenni, l'uomo è stato capace di riconoscere gli abusi subiti, riuscendo a denunciarli.
Quello di Zornoza non è un caso isolato. Stando all'inchiesta giornalistica di El Pais, che ha monitorato e documentato i casi di violenza sessuale in ambito ecclesiastico dalla fine degli anni '90, sono 1.568 i membri del clero accusati di abusi su minori e 2.954 le vittime accertate. Ma un quadro ancora più drammatico è emerso nel 2023 dalla Commissione parlamentare d'inchiesta guidata dal Difensore del Popolo, secondo cui almeno 440.000 vittime potrebbero essere coinvolte in abusi sessuali in ambito ecclesiastico. Parallelamente la Cee ha affidato un proprio 'audit' allo studio legale Cremades&Sotelo, che ha accertato oltre 2.000 vittime, delle quali solo il 2% ha avuto accesso al Programma di indennizzo e riparazione del danno subito (Prive), con compensazioni concrete.