Estero

Taiwan, il ritorno alla Cina non è un'opzione

Cho Jung-tai ribadisce la piena sovranità dopo la telefonata tra Xi e Trump; Pechino intensifica la pressione militare e propone 'un Paese, due sistemi'

25 novembre 2025
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Taiwan respinge le rivendicazioni del presidente cinese Xi Jinping illustrate nella sua telefonata di ieri con l'omologo americano Donald Trump, in merito al ritorno dell'isola a Pechino come "un elemento chiave dell'ordine internazionale del secondo dopoguerra".

Il premier taiwanese Cho Jung-tai, nel resoconto dei media locali, ha osservato che "dobbiamo sottolineare ancora una volta che la Repubblica di Cina (il nome ufficiale di Taiwan, ndr) è un Paese pienamente sovrano e indipendente". Pertanto, ha aggiunto Cho, "per i 23 milioni di abitanti della nostra nazione, il 'ritorno' non è un'opzione, questo è molto chiaro".

Taipei, soprattutto negli ultimi mesi, ha ripetutamente denunciato i "maldestri" tentativi di Pechino di rileggere e distorcere l'eredità della Seconda guerra mondiale, conclusasi 80 anni fa, soprattutto perché Taiwan fu consegnata al governo della Repubblica di Cina alla fine del conflitto con la resa del Giappone.

La Repubblica popolare cinese, invece, è stata fondata nel 1949, dopo la vittoria delle truppe di Mao Zedong contro le forze della Repubblica di Cina che riuscirono a rifugiarsi a Taiwan. Pechino, che considera l'isola parte "sacra" e "inalienabile" del suo territorio da riunificare anche con la forza se necessario, basa le sue rivendicazioni legali sulle dichiarazioni di Potsdam e del Cairo, malgrado molti governi le considerino solo dichiarazioni d'intenti, non giuridicamente vincolanti.

La Repubblica popolare ha pertanto intensificato la pressione militare contro l'isola: ha offerto a Taiwan un modello 'un Paese, due sistemi', lo stesso utilizzato a Hong Kong e Macao, che non gode più del sostegno di alcun partito politico taiwanese tradizionale dopo gli sviluppi sulle ex colonie britanniche e portoghesi, ed è stato respinto anche dal presidente William Lai, accusato da Pechino di essere un "piantagrane" e un "fautore dell'indipendenza".