laR+ I dibattiti

Manna, mannaia e 45 anni di crisi

27 gennaio 2025
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Ho letto “La manna e la mannaia” di Enrico Lombardi. Condivido molta parte delle riflessioni avanzate. Vorrei aggiungere alcune considerazioni che da qualche tempo mi frullano in testa. Eccole: è almeno dalla metà degli anni 80 che leggo prese di posizione sullo stato delle finanze cantonali, sulle manovre di rientro, sulle conclusioni di commissioni di esperti con studi e libri sull’argomento. Fa quasi mezzo secolo di crisi economica con scontri di idee e modelli ideologici sulle vie d’uscita, mutuati da dibattiti mondiali dapprima attorno alle tendenze all’internazionalizzazione, poi alla globalizzazione, e ora al post capitalismo. A conti fatti e a vederlo da qui il panorama su molte scale geografiche appare desolante. A livello locale ecco un’economia privata che arranca sempre più ed è ormai incapace di offrire condizioni per una stabilità (e riproduzione) sociale; ecco una competizione socioeconomica aggressiva all’insegna della paura individuale e del si salvi chi può; ecco ancora una riduzione del bene pubblico a colpi di privatizzazioni, liberalizzazioni, devoluzioni. E infine ecco un apparato statale (Comuni, Cantone, Confederazione) che non smette (e non ha smesso) di gonfiarsi di compiti ed effettivi lungo gli ultimi 50 anni. Non poteva che essere così. Il rapido e radicale cambiamento di contesti e scenari mondiali continua a produrre complessità e comporta continue manovre di adattamento che si traducono in nuovi assetti, funzioni e compiti da onorare per sopravvivere. Lo Stato non fa eccezione rispetto alle imprese private. Queste, per fortuna, devono rispondere “solo” settorialmente al cambiamento. Lo Stato invece non può esimersi dal rispondere complessivamente alla sfida del cambiamento continuo, proprio per la sua natura, il suo compito ed essere. Mi si consenta di pensare che per fortuna fin qui è esistito in Svizzera (e in parte in Ticino) un apparato statale capace di ammortizzare le recessioni e la crisi permanenti che accompagnano il cambiamento. C’è da chiedersi cosa succederà con continui tagli e compressioni alla spesa pubblica, e con l’eventuale tetto ticinese alle assunzioni del settore statale. Negli ultimi decenni il degrado della situazione locale ha innescato e accompagnato fenomeni sociali e demografici profondi: accresciuta e definitiva emigrazione giovanile, arrivo di pensionati confederati, immigrazione straniera e integrazione di un frontalierato ormai strutturale. Occorre considerare e agire prioritariamente su questa dimensione umana per decidere quale futuro perseguire per questo Paese. Occorre considerare seriamente questi dati e riesaminarli alla luce delle scelte di fondo compiute negli ultimi 40 anni per evitare manovre avventate e procedere con coerenza. E ciò per evitare di finire fra i molti deserti regionali, fino a ieri ricchi, che caratterizzano intere parti d’Europa.